Papa Francesco, in occasione del settimo anniversario della sua visita a Lampedusa, durante l’omelia della messa nella cappella di Casa Santa Marta, si è soffermato sul tema dei migranti, e le sue parole sono state: “E’ Dio che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare. La Libia è un inferno, un lager e ci danno la versione distillata. Ma non immaginate l’inferno che si vive lì, il lager di detenzione per questa gente che veniva solo con la speranza. Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”.
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