L’assessore regionale ai Servizi primari, Roberto Di Mauro, conferma: “Nel nuovo Piano dei rifiuti due termovalorizzatori. E l’Agrigentino sarà il primo a chiudere il ciclo integrato”.
A cavallo tra Natale e Capodanno è tempo di consuntivi e prospettive. E, in riferimento al settore dei rifiuti in Sicilia, il futuro si profila dotato dei termovalorizzatori. L’assessore regionale ai Servizi primari, Roberto Di Mauro, conferma la scelta dei due impianti, tra Sicilia orientale e occidentale, pronti entro il 2027. E afferma: “Nell’Isola si arriverà a una rete di impianti capace di soddisfare l’intero fabbisogno regionale di smaltimento, ma anche di abbassare i costi per i cittadini e di creare, attraverso la produzione di energia, economie tali da coprire una parte dei costi dei termovalorizzatori”.
Poi Di Mauro svela alcuni dettagli di rilievo del nuovo Piano regionale dei rifiuti, e aggiunge: “Si punterà sulla raccolta differenziata, che però, oltre all’impegno dei cittadini e delle istituzioni locali, ha bisogno di impianti adeguati per le diverse categorie di rifiuti. Infatti, il 10% della differenziata (ad esempio il materiale contaminato, i tappi di bottiglia, le etichette e i cartoni unti da cibi) non può essere recuperato né riciclato. Nel piano rifiuti ci sarà una rete territoriale di impianti intermedi, collegati con le piattaforme prima e con i termovalorizzatori dopo, per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti”. E a tal proposito l’assessore non esclude la collaborazione dei privati, e spiega: “La Regione potrà anche aprire ai privati, attraverso bandi con precise condizioni: gli impianti che producono biogas, godendo di contributi statali del Gse (il Gestore servizi energetici), devono essere funzionali anche alla riduzione delle tariffe. Quindi apriremo alle imprese, ma a patto di ottenere un prezzo convenuto”.
E sul futuro delle discariche Di Mauro aggiunge ancora: “L’Europa ci impone di chiuderle. Fin quando servono le teniamo, ma bisogna sfatare la fake news della Sicilia ostaggio dei ‘signori della munnizza’. Solo due discariche, Oikos e Catanzaro, sono private mentre il resto è tutto pubblico. Su circa 2 milioni di metri cubi di capacità residua, stimata di due anni, delle attuali discariche, il 62% è dei sei impianti della Regione. Il piano prevede l’ampliamento delle discariche regionali di Gela (2 milioni di metri cubi), Enna (altri 2 milioni) e Sciacca (500mila) e la costruzione di due distinte vasche a Trapani per un altro mezzo milione di metri cubi. Ma le discariche, soprattutto quelle private, nel nuovo piano avranno sempre meno incidenza. L’obiettivo è chiudere il cerchio nei singoli territori. Ogni provincia siciliana, quando il nuovo Piano regionale dei rifiuti entrerà a regime, dovrà avere autosufficienza impiantistica. L’Agrigentino sarà fra i primi territori a ottenere la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti. A prescindere dalle sorti giudiziarie della discarica di Siculiana, si punta dunque sulla nuova vasca del sito pubblico di Sciacca e su tre impianti di trattamento Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani): uno pubblico a Sciacca e due privati a Canicattì e Joppolo Giancaxio. Prevista inoltre la realizzazione di altre due infrastrutture pubbliche già finanziate: un impianto Tmb (trattamento meccanico biologico) e un digestore aerobico a Ravanusa.
Giuliana Miccichè