L’imprenditore Vito Nicastri, presunto finanziatore di Matteo Messina Denaro, collabora con i magistrati. I dettagli sui primi due arresti connessi alle sue dichiarazioni.
L’imprenditore originario di Alcamo, Vito Nicastri, “Il re dell’eolico”, l’ex elettricista che avrebbe accumulato una fortuna immensa con il business delle energie alternative, e che sarebbe tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, è stato di arresto e collabora con i magistrati. Le sue prime dichiarazioni hanno già provocato l’arresto di un imprenditore milanese, Antonello Barbieri, e di un ex funzionario della Regione all’assessorato all’Energia, Giacomo Causarano. E Vito Nicastri, tra l’altro, ha raccontato ai pubblici ministeri Paolo Guido e Gianluca De Leo: “Ogni volta che dovevo parlare con Alberto Tinnirello, responsabile dell’ufficio terzo dell’Assessorato all’Energia e colui il quale avrebbe dovuto firmare l’autorizzazione, mi rivolgevo al responsabile del procedimento, Giacomo Causarano”. Si tratta di un progetto di realizzazione di due impianti di biometano a Francofonte ed a Calatafimi. Tinnirello, indagato da mesi, è già ristretto ai domiciliari. Il prezzo della corruzione sarebbe stato 500mila euro. E Vito Nicastri aggiunge: “Ho consegnato a Causarano personalmente nei miei uffici 100mila euro in tranche da 10-12 mila euro, denaro che, secondo quanto riferitomi da Causarano, avrebbe dovuto consegnare a Tinnirello”. Dunque, 500mila euro per un sì che avrebbe consentito a Nicastri di rivendere il progetto alle maxi imprese del settore incassando fino a 15 milioni di euro. E Tinnirello avrebbe risposto con sollecitudine. E Vito Nicastri sottolinea: “Per la terza e ultima istanza gli uffici si mossero addirittura in un giorno”. Ad Antonello Barbieri, invece, si contesta l’essere stato socio occulto del “re dell’eolico” nel 2015 e di aver ceduto la sua parte a Paolo Arata, anche lui indagato, per 300mila euro. Il denaro sarebbe stato poi trasferito a Nicastri.