Così il sindaco di Agrigento Franco Micciché per la festa delle Forze Armate: “Sono molto emozionato per essere stato presente oggi alla cerimonia del 4 novembre.
E non solo perché questo evento si svolge a pochi giorni dalla mia elezione a sindaco. Ma soprattutto perché è una giornata che celebra i valori nei quali sono stato educato e con i quali sono cresciuto. Mio padre, come molti sapete, era un generale dell’esercito. Le divise in casa mia erano una costante. Ha guidato anche la Croce Rossa Territoriale ed è stato sempre un fedele servitore dello Stato. Ha educato tutti noi a credere nello Stato, nella Repubblica, e nell’importanza della pace. Per lui l’Italia era unica, indivisibile e … bellissima.
E io ho sempre condiviso i suoi pensieri. Io credo l’Italia unica e indivisibile e credo quindi nell’unità nazionale celebrata oggi.
Un concetto che ho fatto mio sempre nella professione di medico prima e di sindaco ora. Per me siamo tutti uguali. Voglio amministrare con una squadra di amici-tecnici e nella mia campagna elettorale ho puntato molto sui quartieri periferici, che forse venivano emarginati o quanto meno trascurati. Ho detto che Agrigento è una città unica, senza quartieri di serie A o di serie B.
Credo nelle Forze Armate viste come forza di pace per garantire la democrazia e il rispetto della legge. Anche in questo momento di ristrettezze e crisi, penso e spero che l’Italia unita possa farcela. Lo abbiamo sempre dimostrato che è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che gli italiani riusciamo a esprimere il meglio di noi.
E per dare una concreta dimostrazione del fatto che credo molto ai valori che questa giornata celebra oggi, uno dei primi interventi da sindaco l’ho fatto in questo monumento, dedicato ai tanti giovani agrigentini che sono partiti per difendere la Patria in territori molto distanti dal proprio. Voglio ripristinarlo. Non si può far finta di non vedere in che stato versa. Una vergogna per queste vittime del dovere. Noi dobbiamo celebrare il loro sacrificio non solo il IV novembre, ma sempre, onorando il monumento che li ricorda”.