Un concerto da vivere e da annoverare tra i più belli mai visti.
Alice – al secolo Carla Bissi – torna nella sua Forlì acclamata al teatro Diego Fabbri per il suo concerto in duo “Alice canta Battiato” insieme a Carlo Guaitoli, straordinario pianista che ha reso il concerto di una qualità sopraffina.
Alice è un’artista di una raffinatezza incredibile, dotata di una presenza scenica che incanta, capace di utilizzare la sua voce da contralto in maniera virtuosa, controllando in maniera impeccabile i registri bassi e armonizzando ogni brano fino al falsetto, quando necessario.
Entra su un palco quando il maestro è già al piano, vestita con una sobrietà che la valorizza, in un tailleur color pastello che la rende ancor più bella di quanto non sia, dotata di eleganza e di quel sorriso così unico ed accattivante.
Mentre canta allarga le braccia e sembra così avvicinare a sé ogni spettatore seduto in un teatro gremito, attento, emozionato. Perché lei è emozionante, appagante canzone dopo canzone, capace di interpretare ogni singola parola cantata, esaltando i testi che Franco Battiato ha lasciato in eredità, ai quali lei restituisce nuova enfasi, con rinnovata magia.
E’ un concerto per davvero magico, che pulsa, che ti rapisce e che si vive come un vero e proprio regalo, del quale vuoi conservare il ricordo e ognuna delle emozioni provate.
Il sodalizio nonché l’amicizia che ha unito i due artisti, è presente su quel palco e quando Alice racconta alcuni aneddoti che riguardano la loro collaborazione, l’intensità e la complicità che l’ha legata a Franco Battiato, l’atmosfera si carica di pathos.
Il ricordo della stesura dei pezzi per l’album di Alice, la vittoria all’Eurofestival (oggi Eurovision) la vittoria a Sanremo, e quella volontà di “sentire” prima ancora che “sentirsi” parte di un mondo che ha bisogno di “una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni“.
Segnali di vita, L’animale, Io chi sono, brani sublimi di Battiato, trasbordanti di significato, in quel limbo sottile tra gli errori del vivere sempre uguali, e la voglia di cambiare e di recuperare la leggerezza dentro le passioni.
Alice alterna canzoni che furono di Battiato con le sue, che esegue in una maniera così appagante che riesce a sfondare il muro del cuore, rendendo mistico e prorompente ogni brano eseguito, che all’ascoltatore sembra di ascoltare per la prima volta, mentre si scoprono nuove sfumature dell’originario significato.
Il maestro Guaitoli, che molto bene conosceva Battiato, con il suo pianismo versatile e talentuoso, è capace di eseguire l’arrangiamento dei pezzi con coraggio, personalità e disinvoltura, a completamento di una forza emotiva capace di colpire l’ascoltatore. Il connubio è perfetto tra Alice e Carlo Guaitoli, c’è grande interplay, c’è un filo sottile che li lega e li rende complici e appagati e appaganti.
Si muove sul palco, Alice, tradendo la sua età, ed anche la sua voce non mostra i segni del tempo, superando “le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce”.
“Mi sono preservata”
mi dice dopo il concerto quando vado a salutarla in camerino.
Il teatro è pieno, di gente variegata, di età differenti. Alice piace a tutte le generazioni. Tutti attenti, coinvolti, emozionati, commossi.
Il concerto – inserito all’interno della rassegna ForlìMusica – è dedicato alla musica di Battiato e la sua presenza si avverte in ogni brivido che nasce dalla voce di Alice, che è “aderente” alle intenzioni che furono del musicista e compositore che lei conosceva molto bene e con il quale ha condiviso il suo percorso artistico.
Canzoni di Battiato, ma anche quelle di Alice, quelle dei duetti, quelle nate per l’album Samsara.
Il pubblico applaude per minuti infiniti durante l’esibizione di Alice, che a volte canta seduta su uno sgabello tra luci soffuse e una musica il cui audio arriva impeccabile. Nessun effetto sulla voce della cantante, la sua voce è asciutta ma ricca di sfumature armoniche ed emozionali.
Per Elisa, Messaggio, e lei straordinaria, oggi come allora, quando saliva sul palco di Sanremo, e incantava tutti e vinceva.
I brani più conosciuti di Battiato Alice le regala in maniera generosa al suo pubblico che l’acclama, e poi i brani dei duetti.
I treni di Tozeur, Chanson Egocentrique, La stagione dell’amore, E ti vengo a cercare, La cura. Se il senso di questi capolavori è fare un passo verso qualcosa che ci elevi in una dimensione di gioia e di bellezza e di divina dignità, ieri sera si è consumata una magia che al maestro avrebbe appagato.
La commozione e i brividi hanno accompagnato tutto il concerto, anche nel bis quando Alice ha cantato Prospettiva Nevski. L’energia della cantante in “Per elisa” nel bis è stata da applausi a scena aperta.
Non va via Alice, e prima di congedarsi regala “L’era del cinghiale bianco”.
Musica portata a tempo con le mani, le lacrime affacciate agli occhi e la certezza che la musica ed il mondo hanno avuto la fortuna di avere Battiato e di avere Alice che canta Battiato e che canta Alice.
Tutto perfetto, come solo alcuni artisti sanno essere malgrado il tempo passi, mentre si fortifica la consapevolezza di essere un dono per la musica e quel quel mondo che in una sera d’estate per due ore diventa migliore.