Inchiesta “Giano Bifronte”: proposta la condanna anche di due agrigentini

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La Procura di Palermo, a conclusione della requisitoria, ha invocato nove condanne nell’ambito dell’inchiesta, che coinvolge anche due imprenditori agrigentini, intitolata “Giano bifronte”, su presunti casi di corruzione all’assessorato all’Edilizia privata del Comune di Palermo durante la sindacatura di Leoluca Orlando. I pubblici ministeri, Andrea Fusco e Giovanni Antoci, hanno proposto 8 anni di carcere a carico dell’imprenditore Giovanni Lupo, di San Giovanni Gemini, poi 7 anni ciascuno per l’imprenditore Francesco La Corte, originario di Ribera, l’ex dirigente dell’area tecnica del Comune Mario Li Castri, l’architetto libero professionista Fabio Seminerio, l’ex dirigente del Suap (sportello attività produttive) Giuseppe Monteleone, e gli ex consiglieri comunali Giovanni Lo Cascio, all’epoca capogruppo del Partito Democratico e presidente della commissione Urbanistica, e Sandro Terrani, capogruppo di Italia Viva e componente della commissione Bilancio. E poi 6 anni ciascuno per gli architetti Agostino Minnuto, direttore dei lavori di un cantiere dell’impresa Biocasa, e per Giovanna D’Attardi, che dalla stessa impresa avrebbe ottenuto diversi incarichi. Le indagini sono state avviate dai Carabinieri nel 2019 e si sono avvalse anche delle dichiarazioni dell’ex mafioso poi collaboratore della giustizia, Filippo Bisconti, di Belmonte Mezzagno, anche lui architetto e impegnato nell’edilizia.

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