Il dott. Domenico Grillo è candidato al Consiglio comunale alle prossime amministrative di Agrigento con la lista civica “Buongiorno Agrigento” che appoggia il candidato sindaco uscente Lillo Firetto. Impressioni e prospettive in vista del voto.
Dott. Grillo, Lei è un giovane professionista che si affaccia alla vita amministrativa della Città: perché si candida?
“Agrigento è sempre stata amministrata da professionisti della politica che hanno promesso tanto ma che hanno portato ben pochi benefici alla città. Assistiamo da sempre ad una azione amministrativa che si propone di volta in volta mete elevatissime ma alla fine si mostra inconcludente, incapace di realizzare obiettivi concretamente apprezzabili, capace solo di scaricare su altri le responsabilità di un’inefficienza che è sotto gli occhi di tutti.
Ne è prova il fatto che ogni anno Agrigento risulta tra gli ultimi tre posti nelle graduatorie dei capoluoghi per il livello di qualità della vita, non solo per ciò che riguarda i servizi ma anche sotto il profilo dell’economia del territorio. E ciò avviene nonostante goda di impareggiabili risorse storico-monumentali e ambientali che dovrebbero costituire il volano per il turismo cui da sempre si dice che la città sia votata e dal quale dovrebbe trarre il maggior reddito: tant’è vero che il turismo agrigentino viene da molti definito “mordi e fuggi” a causa dell’assoluta inefficienza dei servizi e della modestissima professionalità delle strutture turistiche. Sulla costa adriatica è stato ideato un modello di azione imprenditoriale che noi non riusciamo neppure ad immaginare; eppure le nostre coste sono certamente più belle ed ospitali, ma per raggiungerle il turista deve affrontare un vero calvario di strade in perpetuo rifacimento”.
Dove individua le ragioni di questa impasse amministrativa?
“Evidentemente l’indotto economico-sociale che dovrebbe realizzarsi per raggiungere un turismo di più elevata qualità viene di fatto impedito da scelte inefficaci, storicamente adottate da sedicenti onniscienti personaggi pubblici con competenze improvvisate e troppo ancorati agli antichi schemi politici, ovvero con una visione casalinga nella gestione della cosa pubblica, visione che mortifica la dignità storica della città e soprattutto della cittadinanza che merita di più.
Per il vero negli ultimissimi anni abbiamo assistito ad uno sforzo della locale Amministrazione volto a dare un contributo di crescita dal quale però sono state escluse alcune categorie professionali che, conoscendo le rispettive problematiche, avrebbero potuto contribuire a un vero salto di qualità nel governo di Agrigento”.
A suo parere perciò i professionisti e le imprese dovrebbero avere un ruolo attivo nell’amministrazione della città?
“È proprio ciò che mi spinge a “dare una mano d’aiuto” ad un Sindaco uscente il cui impegno è proteso ad apprezzabilissime mete, ma il cui lavoro non può dirsi ultimato anche a causa della fisiologica durata del mandato elettivo, troppo breve per la realizzazione dei grandi progetti di cui necessita Agrigento, ed anche a causa dell’eccessiva presenza dei professionisti della politica, scarsamente sensibili ai veri affanni di cui soffre la nostra comunità”.
L’amministrazione necessita di figure professionali?
“Risulta imprescindibile l’ingresso di liberi professionisti e imprenditori qualificati –e dico qualificati sottolineandolo– ben adusi all’analisi dei problemi non nell’ottica della sterile (e conseguentemente distruttiva) polemica ma con una visione costruttiva tesa alla loro risoluzione, non col ben noto atteggiamento di chi nasconde il calzino nel cassetto pur di fare immediato ordine ovvero improvvisando soluzioni che non risolvono il problema spostandolo soltanto avanti, ma con un lavoro di vera qualità che non può naturalmente prescindere dalla competenza e dal disinteresse al tornaconto personale”.
Nel passato abbiamo avuto amministrazioni attive costituite da soggetti che sono l’espressione delle correnti politiche che si sono associate per un equilibrio politico ma che hanno dimostrato tanti sforzi e pochi risultati. Lei concorda?
“Mi sembra scontato, benché nella realtà si sia verificato molto raramente, che l’azione amministrativa -che fisiologicamente si deve occupare della risoluzione dei problemi del territorio sotto il profilo tecnico- abbia intima necessità di dotarsi di figure caratterizzate proprio dall’esperienza professionalmente vissuta e dalla competenza tecnica e non già dalla sola capacità di racimolare voti.
Ricollegandomi a quanto dicevo prima sul bisogno di un importante indotto economico, non solo nel settore turistico ma anche imprenditoriale in senso lato, Agrigento non potrà mai avere speranze di successo fin quando la compagine di governo locale sarà costituita da persone prive di competenze e di qualità personali – come le centinaia di cittadini finiti a occupare le poltrone del Consiglio e della Giunta Comunali solo per sottrarsi, come tutti sanno e nessuno dice, alla disoccupazione”.
Di cosa necessita l’amministrazione comunale?
“Senza la necessaria autorevolezza degli amministratori, nessuna realtà associativa, dalle società commerciali alle comunità metropolitane, riuscirebbe a ottenere il rispetto e soprattutto l’ascolto da parte delle Istituzioni Centrali, il dialogo con le quali è con ogni evidenza indispensabile, per non dire vitale, alla sopravvivenza della città stessa: è sotto gli occhi di tutti l’esodo dei giovani e delle migliori intelligenze verso approdi che assicurano la loro valorizzazione e il loro utile impiego; un fenomeno che purtroppo depaupera Agrigento delle risorse migliori in ogni settore che, anziché essere impiegate per risolvere i problemi “di casa”, apportano vantaggi qualitativi a comunità estranee agli agrigentini.
L’elevazione del livello qualitativo del Governo comunale, in sostanza, consentirebbe di pretendere -non di chiedere- dalla Regione, dallo Stato e dall’Europa di avere riconosciute le risorse economico-finanziarie di cui la città necessita per raggiungere un livello di normalità –perché di questo si tratta– sconosciuta negli ultimi sessant’anni”.
Ha un’idea per consentire alla città di crescere proficuamente in tempi ragionevolmente brevi?
“Sappiamo tutti che la Regione, lo Stato e l’Unione Europea nel tempo hanno messo a disposizione delle città a vocazione turistica ingenti somme, ma di fatto non utilizzate dagli agrigentini e perciò dirottate a favore di altre comunità. Ciò non dovrà più accadere e, perché si impedisca che succeda ancora, è indispensabile (ma direi che è sufficiente) che i settori della pubblica amministrazione locale siano governati da persone la cui competenza non possa essere discussa. È del tutto ovvio che non si debba pretendere che il governo della città sia affidato solamente a tecnici, ma la loro presenza è indispensabile per far uscire la città dal pantano dell’immobilismo in cui ha vissuto per molti decenni. Il sindaco uscente, il cui impegno verso la crescita della città si è manifestato in molteplici occasioni, ha assoluta necessità di essere supportato nella sua azione amministrativa da persone che non siano solamente l’espressione di desiderata politici, bensì da soggetti che mettano a disposizione della comunità competenze ed esperienze specifiche coordinandosi con coamministratori che godono di riconosciuta autorevolezza -anche politica-. L’amministrazione comunale deve essere il compendio di intelligenze, di cultura, di esperienza professionale e politica la cui sinergia costituisce il vero propulsore per il bene della comunità”.
Lei è un farmacista: cosa pensa della sanità agrigentina e quali soluzioni avrebbe in mente?
“Sintomatica del basso livello dei servizi per la cittadinanza è la situazione sconcertante in cui versa la sanità agrigentina, costellata da disservizi ed inefficienze che costringono i cittadini ai viaggi della speranza verso siti sanitari più in regime di buona efficienza e che sono nelle condizioni di offrire immediata soluzione alle questioni attinenti alla salute. Non si comprende perché una semplice TAC o altre ordinarie indagini strumentali possano essere eseguite soltanto con prenotazioni di parecchi mesi ovvero ricorrendo all’amico influente capace di far bypassare le liste d’attesa, oppure rivolgendosi a costosi liberi professionisti: questi ultimi costituiscono la chiara dimostrazione che la competenza e professionalità esiste nel territorio agrigentino, ma è presente solo nel privato e non anche nel servizio pubblico.
Bisogna perciò essere in grado, nell’ottica economico-sociale, di contemperare -ponendole allo stesso livello qualitativo e di efficienza- strutture sanitarie pubbliche e private. Per far ciò è indispensabile che l’amministrazione agrigentina si rivolga ai vertici della sanità manifestandosi nelle condizioni di aver titolo a pretendere -e non elemosinare- seri contributi di figure professionali o di denaro; ciò dotandosi, lo ripeto ancora, di persone serie che conoscono i problemi per esperienza diretta e che sappiano affrontarli con competenza e che non siano personalmente interessati”.
Quello che lei dice è il frutto della sua esperienza professionale?
“In costanza della mia attività ho raccolto le proteste, l’amarezza e la delusione delle famiglie che si trovano a dover prestare ausilio a un parente diversamente abile: assenza totale di infrastrutture, assistenza sanitaria e parasanitaria insufficiente rispetto alla vera esigenza del territorio. Nonostante negli ultimi anni vi sia stato un lieve progresso, rimangono numerosissimi gli sbarramenti per accedere a quel livello di parità ed eguaglianza che ogni cittadino dovrebbe vedersi garantito, come da Costituzione.
Questi e tanti altri problemi patisce la sanità agrigentina, ma il problema rimane sempre lo stesso: anche in questo settore è storicamente mancata, salve rare eccezioni, l’autorevolezza delle figure amministrative, attributo che costituisce lo strumento per imporre a chi di dovere l’intervento per la concreta e percettibile soluzione. E l’autorevolezza non può essere individuata nel numero dei voti che ogni membro del consiglio comunale è riuscito a raggiungere”.