Dalle intercettazioni dell’inchiesta su presunti contigui e finanziatori di Matteo Messina Denaro emerge uno spaccato grottesco di intrallazzi per le elezioni Amministrative in Sicilia.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo ha convalidato l’arresto in carcere degli imprenditori trapanesi Calogero Luppino, Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto, arrestati dai Carabinieri venerdì scorso 22 febbraio nell’ambito di un’inchiesta della Procura antimafia di Palermo che ipotizza a loro a carico il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, e l’avere finanziato la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro tramite i ricavati delle agenzie di scommesse e delle slot machine di Calogero Luppino. Nel frattempo, altri dettagli investigativi emergono dalle intercettazioni. Ad esempio, l’interesse del gruppo Luppino non sarebbe stato solo riservato all’elezione all’Assemblea Regionale dell’avvocato Stefano Pellegrino nel 2017, ma anche alle elezioni Amministrative di Campobello di Mazara, il paese dove Calogero Luppino è stato consigliere comunale dal 2006 al 2011, e dove ha fondato il movimento politico “Io amo Campobello”. Ebbene, un presunto mafioso di Campobello di Mazara, già condannato per mafia, Antonio Indelicato, conversa con il compaesano Calogero Luppino, e gli racconta di un dialogo che lui, Indelicato, avrebbe intrattenuto con Gianvito Greco, candidato sindaco a Campobello alle Amministrative del 2014, dopo che è stato eletto sindaco il suo rivale, Giuseppe Castiglione. E Indelicato racconta di avere rimproverato a Gianvito Greco di non avere accettato il suo appoggio, e, di conseguenza, di non essere stato eletto sindaco. E Indelicato, che manifesta invece delusione per il sindaco eletto, così si rivolge a Luppino:
“Gli ho detto ‘avresti fatto il sindaco… però il sindaco che appena sbagliavi di una virgola… tanta… i timpulùna ti li facìa fètere! (ti avrei riempito di schiaffi)”.
Poi, ancora parlando con Luppino, Antonio Indelicato racconta di avere garantito al candidato sindaco, Gianvito Greco, che se lui avesse accettato il suo aiuto, gli avrebbe procurato 1600 voti in più, oltre i voti di tutti i suoi parenti.
E Calogero Luppino gli risponde così: “Certo… è normale! E’ normale… perché appena c’era tutta l’unione… è normale… Ma già solo coi nostri 700/800 voti già lui era sindaco… 700 li levi dall’altro candidato e li metti da questa parte … già è finito il cinema…La verità gli hai detto… gli hai detto solo la verità”.
E Indelicato aggiunge: “Gli ho detto ‘con le persone affiancate giuste…’ lui dice ‘Ma tu…’ e io gli ho risposto ‘No… io venivo a casa solo per metterti masciddrate (schiaffi)…Perché dentro al Comune neanche ci venivo… Perché io lo sapevo dove dovevo andare… Gianvì! gli ho detto ‘No che ti sei messo dentro a Vincenzo Giardina e a Vanni Palermo e quelli facevano votare per Castiglione e per loro…’ gli ho detto ‘questo lo sapevi?’… mi ha detto ‘Minchia… vero è… dovevo parlare con te…’ gli ho detto ‘Con me dovevi parlare? Se tu a me mi avessi detto che volevi fare il sindaco”.
E Luppino si rammarica così: “E a noi non c’ha voluti… quando glielo avevamo detto noi…”
Poi Indelicato aggiunge “… gli ho detto ‘hai detto che ti è arrivato il proiettile… che ti è arrivata la ‘fissa’ di tua sorella… che ti sono arrivate tutte cose…’ gli ho detto ‘Gianvi’? Se tu a me mi avessi chiamato e mi avessi detto Ni’… il sindaco… io ti avrei portato con me… ti avrei fatto incontrare con cristiani’… gli ho detto ‘avresti preso…’ ‘Vanni Palermo e Vincenzo Giardina quanti voti hanno preso? dice 300, 400 voti… gli ho detto ‘io lo sai quanti voti ti avrei fatto prendere? 1.600 voti in più! Calì… lui se solo fosse venuto da me si sarebbe salvato…”
Luppino: “Certo! In quel momento era sindaco se fosse venuto da te… e ci sedevamo tutti al tavolino…”
Indelicato: “Io gli avrei impostato le cose… come le doveva fare…”
Luppino: “Lui sindaco era…”
Indelicato: “Appena lo chiudevamo… Calì? Appena lo chiudevamo qua dentro… ah?”
Luppino: “Che poi noi altri non è che chiedevamo chissà che cosa… Perché noi che abbiamo chiesto mai? Perché a questo che gli abbiamo chiesto?
Indelicato: “Niente!”
Luppino: “Questo è stato un fradiciume… noi ‘Senti a me… quattro posti di lavoro… cerca di fare lavorare… lavorare! Non che volevamo soldi! Dobbiamo fare lavorare quattro amici… non dobbiamo fare più niente…”
E’ doveroso precisare che non vi è prova che i politici si siano rivolti a Calogero Luppino e a suo zio Salvatore Giorgi perché consapevoli della loro appartenenza mafiosa. Entrambi infatti sono imprenditori di rilievo e rappresentanti di un movimento politico locale. Ad oggi, quindi, non sarebbe dimostrata la loro consapevolezza sia della provenienza dei voti sia delle pretese che i sostenitori alla candidatura avrebbero potuto poi avanzare dopo le elezioni”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)