“Ieri abbiamo assistito alla Conferenza stampa indetta dal Direttivo dell’Ati Ag9 nella speranza che questa potesse fornire dei chiarimenti su quanto è stato fatto dai Sindaci per il miglioramento ed il ritorno ad una gestione pubblica del servizio idrico nel nostro territorio.
Bene, anzi male, abbiamo avuto la conferma, per come rappresentato dallo stesso Sindaco Gueli di Santa Elisabetta, che la politica ancora una volta ha fallito i propri obiettivi.
Abbiamo appreso che ad oggi il piano d’ambito sulla gestione del servizio (strumento necessario per capire il reale costo della gestione del servizio), ad oggi non è ancora aggiornato e non è prevedibile prevedere quando lo sarà.
Abbiamo appreso che, nonostante il riconoscimento da parte del Direttivo dell’Ati, in pieno lockdown, agli 8 Comuni di poter gestire in house il servizio, questi ultimi ancora non hanno fatto pervenire nessuna soluzione alle prescrizioni intimate.
Abbiamo appreso che i comuni che non hanno avuto riconosciuto la facoltà di poter gestire in house ma che nemmeno hanno da sempre ceduto le proprie reti, non potranno farlo, a dire dello stesso Direttivo, fino all’individuazione del nuovo gestore in considerazione del commissariamento odierno della gestione del servizio stesso.
Abbiamo appreso che solo 19 comuni su 35, hanno votato lo schema per la costituzione dell’Azienda Pubblica Speciale -Consortile – quale nuovo gestore pubblico in capo agli stessi Sindaci, del servizio idrico.
Abbiamo appreso che tra i Comuni che per volontà politica, per come dichiarato dal Sindaco di Grotte, di non voler ritornare alla gestione pubblica dell’acqua
– Agrigento, Camastra, Comitini, Casteltermini, Favara, Lampedusa e Linosa, Montallegro, Naro, Porto Empedocle, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, San Giovanni Gemini, San Biagio Platani, Ravanusa e Sciacca – ci sono i Comuni amministrati dal Presidente dello stesso Ati, il comune di Sciacca, e quello di Santa Elisabetta del vicepresidente dell’Ati.
– Agrigento, Camastra, Comitini, Casteltermini, Favara, Lampedusa e Linosa, Montallegro, Naro, Porto Empedocle, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, San Giovanni Gemini, San Biagio Platani, Ravanusa e Sciacca – ci sono i Comuni amministrati dal Presidente dello stesso Ati, il comune di Sciacca, e quello di Santa Elisabetta del vicepresidente dell’Ati.
Abbiamo appreso delle dimissioni dal Direttivo per l’impossibilità ad operare del Sindaco di Montevago, on. Margherita La Rocca Ruvolo (al quale va il nostro riconoscimento per la consapevolezza e la determinazione del proprio operare che ha visto il Comune di Montevago ad essere il primo, dei 19, ad approvare lo statuto della consortile) mentre gli altri componenti, nonostante abbiamo chiesto il commissariamento dell’Ati al Presidente della Regione, devono ancora riflettere sul da farsi.
Abbiamo appreso che la provincia di Agrigento potrebbe essere autosufficiente sull’approvvigionamento idrico, senza più dipendere da Sicilia acque, con una notevole riduzione tariffaria del costo del servizio, ma mancano le reti di collegamento tra le sorgenti e le reti di distribuzione.
Insomma un fallimento colossale dell’operare amministrativo della “cosa” pubblica dei Sindaci Agrigentini che vede nella nostra provincia una “pioggia” di commissariamenti in tutti i settori, per come rappresentato dallo stesso Sindaco Gueli di Santa Elisabetta, espressione che facciamo nostra senza nessun indugio, ma ci chiediamo: il cambiamento promesso in ogni elezione di ogni singolo comune dov’è?”