“I lavoratori non possono pagare il prezzo di scelte scellerate e non concordate con professionisti qualificati. La governance dell’Asp faccia un passo indietro e ascolti i propri dipendenti e chi li rappresenta”.
A lanciare un duro monito all’Azienda sanitaria provinciale è la segretaria generale della Cisl Fp per le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna Floriana Russo Introito e il coordinatore regionale delle professioni sanitarie Alessandro Farruggia, i quali hanno inviato alla direzione dell’Asp una lunga nota nella quale indicano alcune gravi criticità connesse alle recenti scelte operative messe in campo per il reparto di Ostetrica e Ginecologia dell’ospedale “San Giovanni di Dio”
“Ci siamo finora sempre distinti nel cercare di creare buone relazioni sindacali, ritiene intollerabile quanto accade negli ultimi periodi, a danno di un sistema molto delicato e complesso che andrebbe invece curato nel rispetto dei lavoratori – dicono -. E’ però inaccettabile che le disposizioni relative alle misure preventive da mettere in campo per l’emergenza epidemiologica Covid 19, siano poste in essere solo per garantire quanto richiesto senza che si abbia un’esatta cognizione dei modelli organizzativi che ogni Uo possiede al fine di garantire, con sicurezza, un’idonea assistenza all’utenza. Ci risulta che il reparto di Ostetricia e Ginecologia del presidio ospedaliero di Agrigento abbia subito un completo stravolgimento organizzativo: infatti, oltre alla gestione dell’unità operativa sita al quinto piano, senza che sia stato incrementato il numero dei dipendenti addetti al servizio, le pazienti gravide e ginecologiche dovranno essere seguite in un piano differente da quello normalmente occupato, in attesa che venga effettuato un tampone preventivo al ricovero, lasciando un solo infermiere alla gestione di pazienti anche con terapie complesse”.
Misure che il sindacato ritiene insostenibili, se non “significativamente rischiose ai fini della sicurezza” dato che “lo stesso personale si fa carico di ventotto posti letto, tre sale parto ed una sala operatoria per le emergenze. Questa ulteriore disposizione – dicono Russo Introito e Farruggia – andrebbe ad incrementare il già gravoso carico di lavoro ampliando, tra l’altro, per operatori ed utenza il rischio di un’assistenza assolutamente sfornita di quelle che sono le dotazioni minime previste”.