La Commissione Fava e la gestione dei rifiuti (video)

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Procede verso conclusione l’indagine della Commissione regionale antimafia sulla gestione dei rifiuti in Sicilia. L’intervista al presidente, Claudio Fava.

La Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, è impegnata dall’ottobre scorso in un approfondimento sul sistema della gestione dei rifiuti in Sicilia nel corso degli ultimi due decenni. Sono state già svolte diverse audizioni, tra dirigenti ed ex assessori regionali o ex presidenti della Regione, e al più presto sarà sfornata una relazione conclusiva, allo stesso modo dell’inchiesta che la Commissione ha svolto sul cosiddetto “Sistema Montante”. E’ tempo di un primo consuntivo sullo stato di avanzamento dell’opera, e lo stesso Claudio Fava lo traccia così: “L’inchiesta parte dalla percezione che c’è un filo rosso che tiene insieme tutte le stagioni. E’ un filo rosso che parte dal governo Cuffaro, poi Lombardo e Crocetta, con l’allargamento delle discariche private, fino ai nostri giorni col governo Musumeci. E’ un sistema con influenze di gruppi privati anche non siciliani e con la capacità di un condizionamento anche criminale. Proprio come con Montante, vogliamo capire come è stato possibile”. La Commissione antimafia interroga non solo burocrati e politici ma anche i sindaci, e Claudio Fava spiega il perché: “Perché i sindaci sono interessati come parte lesa, sia perché nei loro territori insistono impianti, sia perché siamo di fronte a scioglimenti di Comuni in cui le giunte si opponevano a certi disegni: pensiamo al caso di Scicli o di Siculiana. Nel momento in cui si apre un conflitto tra Comune di Siculiana e privati, esplode improvvisamente il bubbone mafioso con un’inchiesta, la cosiddetta ‘Marna’, che poi si risolverà in un nulla di fatto. Nel frattempo però il Comune era stato sciolto. Una situazione analoga si è verificata a Scicli”. Poi Claudio Fava, in riferimento all’acclarato affare delle discariche private a scapito delle pubbliche, commenta: “La portata delle discariche private è stata raddoppiata, triplicata. Ad esempio l’Oikos con un tratto di penna è stata autorizzata a contenere 2 milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti. Accadono cose del genere. E anche in questo caso trovi la traccia forte di quei gruppi privati presenti anche nell’affare dei termovalorizzatori. A fronte di ciò non vi sono tracce di procedure di investimento su impianti pubblici di trattamento dei rifiuti”. Infine, altro capitolo dell’inchiesta comprende l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, dietro cui sono celabili trame affaristiche e influenze criminali. Claudio Fava conferma e aggiunge: “Anche su questo si vuole indagare. Abbiamo chiesto a tutti i 390 Comuni di farci sapere da quando è stato dato l’incarico del servizio di raccolta, attraverso quale sistema e chiedendo a tutti di farci una radiografia limpida. Una trentina hanno già risposto. Ci sono appalti concessi dai Comuni per via d’urgenza alle stesse imprese per più volte senza gara. C’è anche un cospicuo riciclaggio di denaro con imprese di prestanome di soggetti mafiosi”…

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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