Agli occhi del mondo l’Italia resta la nazione stabile e credibile, che rispetterà gli impegni e che saprà arrivare ordinatamente alla fine della legislatura
Erano mesi che il presidente Mattarella continuava a ripetere che non voleva correre il rischio di ricoprire nuovamente il ruolo al Quirinale, perché per sé, giustamente, aveva altri progetti. Ed invece si è trovato a dire nuovamente sì, con grande spirito di responsabilità di fronte al paese e perché a chiederglielo, dopo una settimana di nulla di fatto, è stato Mario Draghi, prima ancora che lo facessero i leader di partito. Draghi che rispose di sì alla chiamata di Mattarella quando fu necessario prendere il comando a Palazzo Chigi.
Questa settimana appena trascorsa ha senza dubbio sottolineato quanta crisi nella politica italiana ci sia, quanti pastrocchi sono in grado di fare persone che dovrebbero invece avere cultura, competenza e capacità strategiche per ottemperare a scelte che sono indispensabili per il buon prosieguo della democrazia.
È stata una pagina indegna e per nulla edificante per la classe politica italiana, quella che si è consumata in questo delicato momento di scelta, ma si deve guardare avanti e governare al meglio fino al 2023.
Le figure carismatiche e competenti per ricoprire il ruolo c’erano, si sarebbe potuto andare in altre direzioni. Ma la verità è che non ce ne sono così tante da poter avere una rosa ampia su cui scegliere e questo è significativo anche di come negli ultimi decenni stia scendendo la qualità nel mondo politico.
Ma se la politica è colpevole di questo momento disdicevole, va specificato che non tutti i paratiti e i leader politici hanno uguali colpe. Certo non si può non sottolineare il fallimento eclatante delle destre, che sono partiti dalla candidatura improponibile di Silvio Berlusconi, per poi mandare allo sbaraglio la Casellati, seconda carica più importante dello Stato, che si era prestata certo, ma che poi è stata tradirla di suoi, mentre le avevano fatto credere che avrebbe potuto farcela, quando si sapeva bene che non ci sarebbero stati i numeri, al netto dei franchi tiratori.
Per poi ancora bruciare il nome di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti, persona seria e ben vista da tutti, soprattutto da chi con lei ha avuto l’opportunità di lavorare.
E non ci dimentichiamo quante critiche Salvini ha mosso a Mattarella durante il suo primo mandato, per poi alla fine chiedergli di accettare il secondo incarico.
E la spaccatura totale tombale arriva con Fratelli D’Italia, partito che si dissocia da tutto e tutti, che vuole rifondare la destra, che non si lascia convincere e vota ancora anche nell’ultima votazione l’uomo di bandiera ossia Nordio.
La destra li aveva i numeri per influenzare la scelta, ma non avendo capacità politica sono riusciti a sbagliare davvero tutto.
Anche dall’altra parte sono stati commessi degli errori, sia chiaro. Ma sicuramente abbiamo visto un Renzi coerente e un Letta che ha capito prima degli altri che la via d’uscita era sempre più stretta.
Una crisi è evidente anche nel M5S che è praticamente imploso, perché due leader in un partito, uno formale e l’altro di facciata, non possono stare, come non possono stare due galli in un pollaio.
Il paese perché alla fine vince, vince in credibilità e in stabilità.
Ci sono molte cose da fare dino al 2023 e solo la coppia Draghi Mattarella potrà portare la nave in porto.