La crisi del gas in Sicilia

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Il consuntivo del sondaggio “Misura la tua bolletta” condotto dalle ConfCommercio provinciali in Sicilia: per le imprese aumento da brivido del 45%. I dettagli.

A raffronto con gli ultimi decenni trascorsi, l’attuale crisi del gas, che pregiudica il recupero economico dopo la pandemia, ha un solo precedente storico più o meno della stessa gravità, ovvero la crisi energetica del 1973 provocata dal brusco aumento del prezzo del petrolio e dei suoi derivati. ConfCommercio Sicilia, a fronte del non sostenibile aumento del costo delle bollette, ha lanciato e sostenuto un’iniziativa conoscitiva intitolata: “Misura la tua bolletta”. Ciascuna ConfCommercio provinciale, dopo un confronto con le forze economiche del proprio territorio, ha valutato l’impatto del caro energia sulle imprese del settore terziario, ovvero produzione e fornitura di servizi. Ed il presidente regionale di ConfCommercio Sicilia, Gianluca Manenti, a consuntivo riferisce: “I numeri che sono venuti fuori fanno rabbrividire. Con 250 interviste si è appreso che la media del rincaro del prezzo energetico si aggira intorno al 45%. E ciò significa che chi fino a un anno fa spendeva 100 euro per l’energia elettrica, adesso è costretto a sborsarne 145. E, in base ai nostri riscontri, la situazione più pesante ricorre nella Sicilia occidentale rispetto a quella orientale: la forbice è di 2-3 punti percentuali”. E poi Manenti aggiunge: “La rilevazione mostra che il 95% delle imprese siciliane ritiene che il caro-bollette avrà un forte impatto sulla propria attività. E solo il 5% indica che non ci saranno effetti significativi. E’ una situazione paradossale quella che si è venuta a creare, proprio quando, dopo due anni devastanti sul piano economico a causa della pandemia, si sperava di ricominciare a guadagnare qualcosa e a costruire le basi per una prospettiva futura. Così, naturalmente, tutto è rimandato. E non sappiamo fino a quando. E con l’aggravante di trovarci in un’isola come la Sicilia dove allo storico ritardo e divario infrastrutturale si somma il peso complessivo delle penalizzazioni che stiamo subendo”.

E poi il presidente ConfCommercio Sicilia evoca lo spettro dell’inflazione galoppante, e spiega: “Se al caro energia si aggiunge il fatto che già le famiglie si stanno rendendo conto che i beni di prima necessità, come pane e verdure, risultano essere più cari, la conseguenza è una contrazione dei consumi che di fatto non ci consentirà di superare gli anni bui della pandemia”.

E dunque quali soluzioni? E Gianluca Manenti prosegue: “Le soluzioni ci sono, ma tutte di difficile attuazione, perché la politica non sembra in grado di comprendere la difficoltà del momento. ConfCommercio, sul versante della fiscalità energetica, ha già chiesto, per le imprese del terziario, che l’aliquota Iva applicata per le bollette elettriche possa essere almeno ridotta dal 22% al 10%, allineandola così con quella già prevista per gli altri settori produttivi e per le famiglie. Inoltre va ridotto il peso di accise e Iva sui carburanti. Il settore dell’autotrasporto in Sicilia è al collasso, i margini di guadagno sono ridotti all’osso e le proteste sono dietro l’angolo” – conclude. Per risolvere la crisi del gas basterebbe ed è possibile produrre più gas? Alla domanda risponde il presidente della società di consulenza “Nomisma Energia”, Davide Tabarelli, che all’Ansa ha dichiarato: “Tecnicamente un raddoppio della produzione da 3 a 6 miliardi di metri cubi sarebbe possibile in un anno. Nel 2021 la produzione nazionale di gas ha raggiunto il minimo dal 1954 a 3 miliardi di metri cubi. L’Italia ha toccato il picco di produzione nel 1991 con 21 miliardi di metri cubi. E oggi potrebbe facilmente arrivare a 10 miliardi di metri cubi in più all’anno, quindi 7 miliardi in più rispetto agli attuali 3”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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