La crisi idrica? Colpa delle infrastrutture

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Altro che pioggia e siccità: in Sicilia solo 20 invasi su 46 sono collaudati, e tra le reti si spreca oltre il 50% d’acqua. Schifani: “Entro l’anno si lavora alla rete idrica di Agrigento”.

Come emerge dal Piano regionale per la lotta alla siccità, edito dall’Autorità di Bacino del Distretto idrografico della Sicilia, sui 46 invasi siciliani solo 20 sono regolarmente collaudati e utilizzabili per tutta la capienza d’acqua contenibile. Nel dettaglio: oltre tali 20, 3 sono incompleti, 2 sono fuori esercizio temporaneo con invasi svuotati, 8 sono collaudati ma con limitazioni d’invaso, 13 sono in corso d’invaso sperimentale prima del collaudo. Fra gli invasi non collaudati vi è l’invaso Rosamarina, tra i più capienti della Sicilia, con i suoi 100 milioni di metri cubi, ma autorizzato a contenerne soltanto 61,93 essendo classificato come “invaso sperimentale” anche se contribuisce, e non poco, all’approvvigionamento idrico di Palermo, città servita anche dallo Scanzano, anch’esso senza collaudo, che su 18 milioni di metri cubi può invasarne soltanto 8.

Le incomplete più clamorose sono le ormai famigerate dighe Blufi, che servirebbe anche la provincia di Agrigento, e Pietrarossa. In conclusione: su una capienza totale di 1.129 milioni di metri cubi previsti negli invasi siciliani, se ne possono invasare soltanto 725: poco più del 64%. Quindi, anche se piovesse, avremmo a disposizione meno dei due terzi delle riserve idriche previste per la Sicilia. E a proposito di pioggia, la causa dell’attuale crisi idrica non è la scarsa piovosità. Nel 2023, che è stato uno dei meno piovosi degli ultimi 20 anni, sono caduti 588 millimetri di pioggia sui 25.711 chilometri quadrati della Sicilia, ovvero circa 15,2 miliardi di metri cubi d’acqua, che è una dotazione 11 volte superiore alle necessità dell’isola, stimata dalla Regione in 1,358 miliardi di metri cubi. Anche considerando una quota pari alla metà di acqua che evapora o si infiltra nel terreno o si riversa in mare con deflussi superficiali, ne resterebbe a disposizione una quantità tale da scongiurare qualsiasi emergenza per anni. Reti idriche efficienti sono uno dei rimedi più determinanti.

Mario Pagliaro, chimico del Consiglio nazionale di ricerca, cita proprio il caso di Agrigento e spiega: “Ad Agrigento occorre solo rifare da zero l’intera rete idrica urbana. Non solo perché ha perdite superiori al 50 per cento, ma perché in molti punti è così ammalorata da perdere l’intera acqua che vi entra. Perdite similari si verificano un po’ ovunque in Sicilia, che è la terza regione d’Italia per perdita d’acqua con il 52 per cento, e con punte del 58% nell’Agrigentino, che è la provincia con minore risorsa idrica. Ordunque, il presidente della Regione, Renato Schifani, ha appena annunciato che entro l’anno inizieranno i lavori per il recupero e la ricostruzione dell’intera rete idrica della città di Agrigento, un progetto già finanziato nel 2009 dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e che in 15 anni non è stato mai compiuto. Schifani prospetta: “Abbiamo già finanziato l’opera attraverso l’Accordo di coesione, ma per accelerare i tempi il mio governo provvederà ad autorizzare un’anticipazione delle risorse e partire subito con i lavori”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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