\”Alberto Re era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita.
Noi ci teniamo, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno.
L’insano gesto è avvenuto in solitudine, nessuno della famiglia era presente, così come erroneamente riportato.
Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile.
Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione.
Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza.
Facciamo nostre le parole del Prefetto Romano, che ringraziamo per la sua grande lezione: “È cruciale evitare il ripetersi di simili vicende, la critica politica e giornalistica legittima ha superato i confini dell’umanità. Tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori”.
Ringraziamo tutta la città di Agrigento per l’affetto enorme che sta dimostrando nei confronti della nostra famiglia, quanti si stanno unendo al dolore perché conoscevano l’uomo e il suo spessore\”.
La famiglia Re.