Dopo l’approvazione della Finanziaria Regionale non si nasconde il timore di una severa impugnativa da parte dello Stato. Dettagli e interventi.
“La festa appena cominciata è già finita”, come canta Sergio Endrigo, e come cantano adesso alcuni anche all’Assemblea Regionale Siciliana e dintorni. La Finanziaria 2019 è stata appena approvata, a fronte dello spettro delle dimissioni del presidente Musumeci e delle imboscate dei “franchi tiratori”. E dopo il primo calice di champagne, è invece il veleno che scorre a fiumi. Infatti, tanti ritengono e profetizzano una severa impugnativa da parte del Governo nazionale che oggi svolge le stesse funzioni del Commissario dello Stato, ovvero colui che legge il testo, esamina e se riscontra che alcune norme sono senza copertura finanziaria certa e definita, o se sono contrarie a indirizzi, competenze e altrettante norme dello Stato, boccia e rispedisce al mittente. Ad esempio, a Sala d’Ercole è stata approvata la norma che rateizza il residuo del disavanzo di 543 milioni di euro in 30 anni anziché in 3 anni. E ciò senza l’ok dello Stato. E Francesco Cappello del Movimento 5 Stelle ammonisce: “Se le norme saranno impugnate da Roma non sarà per colpa del governo Conte. Noi ve lo abbiamo detto. E’ una manovra pessima e senza prospettive, frutto di artifici contabili più che di vere risorse, e con tante norme ad alto rischio impugnativa”. I 5 Stelle invece esultano per le proprie norme approvate, come l’installazione delle colonnine di ricarica delle automobili elettriche, il pagamento dei professionisti del settore edile tra architetti, ingegneri e geometri, le agevolazioni per le imprese che usano la tracciabilità blockchain, ed il rinnovo dei consigli di amministrazione dell’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario. Poi, altre reazioni, in casa Uil, e il segretario regionale, Claudio Barone, commenta: “E’ una finanziaria che non affronta nessun problema, serve solo a tirare a campare. Inoltre, la finanza creativa, ovvero fingere che siano disponibili risorse su cui ancora non vi è una norma, mette la Sicilia in una posizione debole nei confronti del governo nazionale in un momento in cui si sta giocando una partita importante sull’autonomia differenziata per tre regioni del nord”. Laconico è il Partito Democratico con Antonello Cracolici, che si rammarica così: “Alla fine la montagna ha partorito il topolino. E’ la finanziaria regionale più inutile della storia siciliana. Per la prima volta intere categorie sociali avranno meno risorse dell’anno prima. Alcuni, come gli operai dei consorzi di bonifica, della meccanizzazione dell’Esa e del vivaio Paulsen, hanno rischiato di non essere nemmeno avviati al lavoro, per zero coperture nel bilancio”. E il collega Pd Anthony Barbagallo aggiunge: “La bocciatura con voto segreto della norma che chiedeva il ripristino dello stanziamento 2018, apre per i teatri siciliani una stagione dura, che rischia di compromettere la sopravvivenza degli enti e la preparazione dei cartelloni”. Ovviamente in ambito maggioranza il coro è intonato su ben altre ottave. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao: “La finanziaria è stata approvata dopo un solo mese di esercizio provvisorio, non accadeva da 15 anni”. Il deputato Vincenzo Figuccia, Udc: “Abbiamo fatto tutto il possibile per rimpinguare tutti i capitoli che erano stati tagliati ingiustamente garantendo ex Pip, Esa, forestali, consorzi di bonifica, Istituto zootecnico, Vite e vino, disabili, talassemici, personale della Fiera del Mediterraneo, enti parco, teatri, Orchestra sinfonica, volontariato, Amat, ricovero minori e Istituti per ciechi”. Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc: “Abbiamo lavorato per dare una finanziaria alla Regione che non fosse lacrime e sangue. In Parlamento, con senso di responsabilità, si è posto rimedio alle falle che interessavano settori come quello agricolo-forestale e culturale. Sono stati garantiti i fondi, ad esempio, all’Esa, ai consorzi di bonifica ed ai teatri siciliani”. Alessandro Aricò, capogruppo di “Diventerà Bellissima”: “Sono stati scongiurati gran parte dei tagli previsti in un primo momento, garantendo ad esempio i necessari fondi alle categorie più deboli”. E poi, a braccetto, Edy Tamajo di Sicilia Futura e Giuseppe Milazzo di Forza Italia: “Sul capitolo del trasporto pubblico locale ora, complessivamente, ci sono 48 milioni anziché 44. Siamo convinti che questi fondi servano d’aiuto alle aziende partecipate comunali del settore che hanno già avviato la fase di progettazione per la realizzazione di nuove linee del tram, come l’Amat che sta lavorando per Palermo città sempre più europea e con migliori servizi”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)