Lo ammetto: non mi ha mai entusiasmato troppo. Eppure le ho sempre conosciuto una bravura che – come ormai è chiaro – è un dato assolutamente oggettivo, non soggettivo.
Poi però mi imbatto su Prime Video nel documentario “Io sono Céline Dion” (che lei stessa ha voluto) e comprendo, emozionandomi, la grandezza non solo dell’artista, ma anche la straordinarietà della donna come essere umano che prova a resistere alla Sindrome della Persona Rigida, malattia degenerativa che non le lascia più scampo.
Si potrebbe replicare dicendo che tutte le persone che in qualche modo soffrono in prima persona, hanno una loro straordinarietà che si incastra nel vivere. Ed è vero; ma qui siamo di fronte ad una donna che non solo ha speso tutta la sua vita per fare ciò che amava fare e – come dice lei – l’unica cosa che faceva benissimo e con passione, ma ha messo al primo posto sempre nella sua vita l’amore. L’amore per suo marito, (molto più grande di lei, che le è costato critiche e pettegolezzi) che ha amato fino al suo ultimo giorno di vita terrena e con il quale ha vissuto una esistenza felice ed appagata; l’amore per i suoi 3 figli, che oggi adulti, sono un tutt’uno con la loro madre, sostenendola in questa battaglia senza vincitori e solo vinti; l’amore per i suoi collaboratori, che la conoscono e l’hanno conosciuta sempre così bene che con lei hanno avuto un complicità ed una sinergia e che sono stati perno di una carriera fuori dal comune; non in ultimo l’amore per il suo pubblico, che per Céline Dion è stato famiglia. L’artista ha regalato loro tutta l’autenticità di cui è stata capace durante la sua strepitosa carriera in giro per il mondo, non solo il suo talento. E proprio per rispetto e per l’amore verso il suo pubblico che è stata lei a voler dare la notizia della sua malattia, come se quelle parole fossero dovute, come se potessero lenire il dispiacere dei suoi fan, alla notizia circa quello che le stava accadendo.
Céline Dion non è solo la colonna sonora di Titanic; è forza, bravura, intraprendenza, bellezza. Bella come il sole, talentuosa in tutto, generosa e appassionata è stata ed è (malgrado la sua attuale condizione) una stella della musica pop.
Grazie al documentario si possono rivedere anche spezzoni di concerti con migliaia di persone; concerti che sono stati l’habitat naturale dell’artista franco-canadese.
Nata in una famiglia di musicisti (madre e padre si conobbero proprio grazie alla musica) sorella di 13 fratelli, ha amato sin da subito la musica, tanto da essere “prima donna” anche negli spettacolini organizzati in famiglia.
Poliedrica, camaleontica, charmant, preparava i suoi spettacoli nei minimi particolari, affinché nulla fosse improvvisato.
La sua voce vellutata, acuta e potente, ha sempre mandato il pubblico in visibilio.
Questo è tanto altro nel documentario, che però mette a nudo anche tutta la tristezza e la malinconia di un’artista che non ha più il controllo del suo corpo, ma soprattutto quello della sua voce.
E questo la distrugge emotivamente più che dover fare i conti con alcuni drammatici momenti – sempre più frequenti – che la vedono dover subire spasmi e irrigidimento, che la costringono a dover dipendere dai suoi medici, dai suoi cari.
Eppure dal documentario si evince come Celin sia allergica ai pietismi, come la sua voglia di prendersi cura di tutto ciò che ama (Labrador compreso che non la lascia mai sola) sia la medicina migliore per proseguire.
E così anche i fallimenti – come quello che la investe quando prova a tornare in studio per incidere un nuovo pezzo, quando realizza che la sua voce non sarà mai più la stessa – poi lasciano spazio alla consapevolezza di sé che è il motore trainante della vita di questa immensa artista.
Si piange di commozione, ma anche di gioia.
Non si può fare altrimenti davanti ad una bellezza così prorompente. Perché se anche quella fisica per tutti – dunque anche per lei – perde quei contorni assoluti, resta ciò che si è … resta quello che Céline Dion è. E quello è il marchio distintivo di un mondo meraviglioso che, grazie a questo documentario, si ha l’onore di attraversare.