La mafia del Belice, i pastori e le greggi

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L’inchiesta sulla mafia dei pascoli nella Valle del Belice, sfociata in cinque arresti, e le dichiarazioni agli atti delle indagini dei collaboratori di giustizia Calogero Rizzuto e Vito Bucceri.

Nelle campagne dell’entroterra montano agrigentino, al confine con la provincia di Palermo, tra Santa Margherita Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia, resiste e capeggia ancora la mafia dei pascoli, arcaico sistema mafioso, dove vi sono le greggi, gli armenti, e vi sono i pastori. E lo sono sia nel senso fisico, reale, che nel senso figurato, laddove i pastori sono i capimafia della zona e le greggi sono le comunità soggiogate, costrette a subire il ricatto e l’oppressione mafiosa, a danno del progresso sociale ed economico del territorio, destinato invece al regresso e all’avvilimento.

Ecco ciò che, in estrema sintesi, emerge di sociologico dall’inchiesta della Squadra Mobile di Agrigento e della Procura antimafia di Palermo, sfociata ieri nell’arresto di cinque indagati tra Santa Margherita e Montevago, tra cui il boss storico margheritese, Pietro Campo, 72 anni, già referente di Matteo Messina Denaro nella Valle del Belice. Ebbene, a conferma di tutto ciò sono agli atti delle indagini le dichiarazioni di due collaboratori della giustizia, Calogero Rizzuto, inteso “cavigliuni”, già reggente di Sambuca di Sicilia, e Vito Bucceri, inteso “Bucittuni”, già capo della famiglia di Menfi. Rizzuto nel settembre del 2022 ha raccontato: “Le spartizioni dei terreni per il pascolo risalgono a tempi antichi. Un nuovo pastore può inserirsi solo se gli danno il permesso e non disturba nessuno. Deve andare da chi gestisce la famiglia mafiosa e chiedere il permesso. Inoltre non deve disturbare gli altri pastori già presenti, anche se non sono appartenenti alla famiglia mafiosa. I pastori andavano a parlare con i proprietari dei terreni per fare pascolare gli animali e gli davano soldi o formaggi in cambio. Non penso vi fossero accordi scritti. Se i proprietari non avessero dato il terreno per il pascolo ai pastori, avrebbero usato la forza. Funziona così, anche se nel mio periodo di reggenza non è successo. Se il terreno cambiava destinazione d’uso, cosa che si deve fare per forza periodicamente, il proprietario era libero di farlo senza chiedere ai pastori, ma magari poi ne piangeva le conseguenze. Sicuramente avrebbe subito qualche azione, gli tagliano viti o altro. Non se la tengono. Chi comanda nel senso mafioso non se la tiene. I pastori maggiori dell’epoca nella zona erano Sparacino, Campo e Ciaccio. Cercavano di mettersi d’accordo ma c’era sempre qualche discussione. Capitava che chiedevano un mio intervento. Ad esempio Salvatore Sparacino mi chiamava perché loro sconfinavano, e io parlavo con Pasquale Ciaccio. Venivano da me perché avevo un ruolo di comando nell’organizzazione mafiosa ma con Ciaccio non era facile perché aveva i paraocchi e finiva che sul terreno a pascolare ci andava lo stesso”.

E ancora nel 2022 Vito Bucceri ha raccontato: “Ogni pastore ha la sua zona e chi ha potere decide. Ha potere chi ha possibilità di comandare, ovviamente nel senso mafioso. Funziona così in tutti i lavori e in tutti i settori. Ad esempio, se io compro una vendemmiatrice a Menfi e decido di andare fuori dal mio territorio, se non conosco qualcuno non ci posso andare né posso fare un lavoro più grande di quello autorizzato. E devo sempre lasciare una mazzetta a chi comanda nel territorio. Questo vale per tutto: pecore, edilizia e altro. Non ho mai visto un muratore lavorare fuori provincia senza pagare. Nel territorio di Santa Margherita comandavano Ciaccio e Campo. Funziona che chi ha le pecore va a parlare con il proprietario del terreno per chiedere di pascolare. E se gli dicono di sì gli viene regalato magari un formaggio, e tra di loro si mettono d’accordo bonariamente. Se il proprietario del terreno dice di no, gli tagliano le viti. I proprietari dei terreni nella divisione dei pascoli non contano niente. Devono ringraziare se gli danno il formaggio. Un pastore nuovo che vuole iniziare a pascolare nella zona può farlo ma non deve pestare i piedi ai mafiosi. Se è vicino ai mafiosi si mettono d’accordo. Lo decide l’associazione mafiosa, che è come la legge sul territorio. Non esiste offrire un’offerta più alta per pascolare al posto di un altro, nel senso che non accade perché non può accadere. Nessuno toglie il terreno, se no si pagano le conseguenze. Mai nessuno si ribella, si fanno solo denunce contro ignoti. E’ chiaro che se i pastori prendono terreni per pascolare senza pagare ci guadagnano. I proprietari dei terreni non si lamentano, anche perché hanno paura e magari piangono dietro. Ciaccio e Campo vanno dove vogliono. A Campo non si dice di no, nessuno parla perché hanno paura, basta che si presentano loro, gli dicono di sì. Se non lo fanno, si piangono le conseguenze.”

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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