La Sanità in Sicilia secondo la Commissione regionale antimafia. Approvata all’unanimità una relazione: 11 mesi di lavoro e 52 audizioni. I dettagli.
Oggettivamente la Commissione antimafia all’Assemblea Regionale Siciliana, presieduta da Claudio Fava, è tra le Commissioni che più hanno lavorato a Sala d’Ercole durante la legislatura iniziata nel novembre del 2017. I commissari hanno sfornato una relazione sul cosiddetto “Sistema Montante”, poi un’altra sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio, e adesso un’altra ancora sulla Sanità in Sicilia, il cui contenuto è riassumibile, in estrema sintesi, con un’espressione usata dalla Commissione, che scrive: “La sanità in Sicilia: un bottino di guerra”.
E poi, tra l’altro, nella così denominata “Inchiesta sulla Sanità Siciliana – Le interferenze della politica e gli aspetti corruttivi”, approvata all’unanimità dalla Commissione, si legge: “La sanità pubblica, nelle parole dell’ex direttore dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, Antonio Candela, sarebbe stata solo ‘un condominio’ (anzi: il suo condominio), un privatissimo business del quale spartirsi quote millesimali, carriere, appalti, profitti: tutto. Non si tratta solo dell’idea malata e isolata d’un personaggio che ha fatto della propria carriera, e di una certa ingiustificata notorietà, il passepartout per impadronirsi della sanità siciliana. In questi vent’anni una parte non irrilevante dei ceti professionali, pubblici e privati, ha avuto lo stesso sguardo avido sulla salute dei siciliani: un bottino di guerra, una terra di mezzo da conquistare, un’occasione per fabbricare vantaggi economici e rendite personali”.
Poi la Commissione si sofferma sull’ambito repressivo, e scrive: “Ad intercettare la molestia e l’avidità di certi comportamenti è intervenuta (quando ha saputo, quando ha voluto) la magistratura. Raramente la politica. Poche le denunce, pochissimi gli interventi in autotutela. Vi è una somma di interessati silenzi che hanno messo la nostra sanità nelle condizioni di essere costantemente contesa, occupata, maltrattata. E chi ha avuto cuore e libertà per denunciare, spesso ne ha pagato un prezzo alto in termini di carriera e di isolamento. Sullo sfondo resta il lavoro faticoso, determinato, prezioso che migliaia tra medici e operatori sanitari garantiscono ogni giorno negli ospedali siciliani. E che non può essere offeso dal comportamento irridente e opportunista di pochi loro colleghi, o dall’ansia di clientele alimentata da una consuetudine politica dura a morire.”
La relazione della Commissione capeggiata da Fava è frutto di 11 mesi di lavoro, e di 52 audizioni tra amministratori, medici, sindacalisti, giornalisti, imprenditori, dirigenti regionali, parlamentari e assessori. E tra le audizioni vi è anche quella dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, al quale Claudio Fava chiede: “Come mai, secondo lei, nell’agosto del 2021 tutti gli ospedali, con pochissime eccezioni, ci dicono che l’attività di anticorruzione è considerata, nei fatti, un’attività marginale?”. E Razza risponde: “Io penso perché l’abitudine era questa e perché nessuno l’aveva mai posto come obiettivo strategico. Magari se vedremo decadere qualche direttore generale, per questo motivo, allora diventerà immediatamente un obiettivo di maggiore importanza”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)