Non so perché ma ogni settimana mi imbatto in storie che vale la pena raccontare.
Storie che commuovono e che in qualche modo recano in sé una morale.
Questa domenica la storia riguarda due amici, che la malattia ha provato a separare senza però riuscirci.
Rob Barrow e Kevin Sinfield sono due ex rugbisti, amici, che per una vita intera hanno condivido non solo la vita di squadra, ma anche una visione di futuro, oltre a tutti i momenti che l’esistenza pone dinanzi, quelli belli e quelli meno belli.
Una storia di amicizia questa, nel senso più puro e profondo perché l’amicizia prevede anche la capacità di prendersi cura dell’altro nei momenti bui, nelle avversità, sopportando anche quel senso di impotenza che assale, quando chi ami si ammala.
Tre anni fa infatti Rob viene colpito da una malattia che lo porterà all’atrofia muscolare, costringendolo alla totale immobilità, e dunque alla sedia a rotelle. La stessa che Kevin nelle immagini che hanno fatto il giro del mondo, spinge con tutto l’amore e la commozione di cui è capace.
Kevin da quando Rob si ammala, comincia a correre; fa sette maratone in un anno. Corre non solo per sfogare la rabbia, per trovare sé stesso, ma anche per raccogliere fondi per la ricerca che si occupa di quella malattia rara che fino ad allora non avevano mai neanche sentito nominare. Così organizza la maratona di 42 km a Leeds, nel Regno Unito. Tantissimi vanno ad assistere alla gara, molti partecipano. C’è anche Rob, sulla sedia a rotelle. Lui non si muove, non parla neanche più, ma c’è, è un tutt’uno con Kevin che spinge la sua carrozzina per tutti i 42 km e che prima di tagliare il traguardo, tra gli applausi della folla presente prende in braccio il suo amico fraterno, donandogli quasi un senso di libertà, e così insieme attraversano il traguardo, la meta che fu loro nel rugby, onorando quel legame che li aveva sempre uniti.
Un senso di famiglia, incastonato nella parola amicizia. E quelle parole che Kevin sussurra all’orecchio del suo amico, mentre lo stringe a sé, sicuro che lui capirà, perché nell’amicizia vera ci si comprende sempre, anche nel silenzio.
Nelle immagini video in quel gesto si avverte tutta la complicità, la forza e la commozione che investe due amici veri.
Questa storia mi ha fatto pensare a tutte quelle volte che ci si riempiti la bocca con la parola amicizia, salvo poi girarsi dall’altra parte quando colui che chiamiamo amico ha bisogno di aiuto, di sostengo, di non essere lasciato solo. I social hanno alterato il senso della parola “amicizia” ormai si è “amici” anche di persone delle quali non conosciamo quasi nulla, mentre invece ci si dovrebbe soffermare più spesso sulla necessità di riscoprirsi amici come Rob e Kevin e gioire di quel privilegio.