A Sciacca è accaduto quello che nessuno potesse immaginare. Una lista importante, che a questo punto vale quantu u du di coppi ca briscula mazzi, come quella di Forza Italia, che non riesce a presentare un candidato sindaco ed ancora peggio una misera lista per concorrere alle amministrative in uno dei Comuni più importanti e popolosi della Sicilia: Sciacca.
Quando l’on. Margherita La Rocca Ruvolo migrò dall’Udc, dove certamente era una leader, verso Forza Italia, i sorrisi e gli bbracci furono talmente tanti e fortemente incisivi che si pensò ad una rivoluzione agrigentina, tanto che il vice coordinatore regionale Gallo Afflitto la promosse a coordinatore provinciale del partito (ai danni di un asfaltato Giambrone che tanto diede al partito e l’esatto contrario ricevette dallo stesso partito, se non calci nel sedere, tragedie, spunnapedi e così via dicendo.
Dopo più di un anno di insediamento della Margherita, quel che resta del partito di Berlusconi in provincia di Agrigento non è stato capace di prendere un soggetto e cercare di piazzarlo nella corsa verso la prima poltrona del Palazzo Comunale di Sciacca.
In realtà ci ha tentato con Mangiacavallo, dissidente pentastellato ed in cerca di nuove fortune. Conferenza stampa in pompa magna, presenti oltre al candidato, i massimi esponenti provinciali e via dritti dritti verso le elezioni.
Quando Mangiacavallo intuì dopo meno di 48 ore in quale fossa era andato a finire, lasciò tutto e tutti in 13 e fece la strada propria. Il tutto non senza lamentele: “Non mi piacciono – disse Mangiacavallo – i metodi e le logiche di questa porzione di partito agrigentino”.
Logiche che tutti bene conosciamo ormai a memoria. Tragedie, tragedie, tragedie. O fai come ti dico io o è la fine. Immaginate Mangiacavallo che doveva prendere ordini (e costrizioni) da Nuccio Cusumano, ultimo arrivato fra gli azzurri sbiaditi di Sciacca secondo un principio che recita testualmente: “Mutismo e rassegnazione”. Si, perchì li si fa così. E se insisti rischi anche di prendere qualche testata…
Ma quale minchia di rassegnazione avrà pensato Mangiacavallo, io mando a fare in culo tutti e mi faccio la mia strada. E così fu. Forza Italia non digerì per nulla questa azione dell’ex 5stelle e da quel giorno non è riuscita più a darsi pace, tanto da non essere capace di creare, come dicevamo, una misera lista per le amministrative.
Se questo frutto è il buon lavoro portato avanti da Margherita La Rocca Ruvolo, incapace di dire biz in una competizione del genere, la frittata è fatta. Un deputato regionale, un coordinatore provinciale, un sindaco di Montevago, un assessore regionale e tanti galoppini di primo e secondo pelo (anche terzo…) non sono stati capaci di dire la propria in una piazza così importante come Sciacca.
Si può definire una fine mesta per Margot? Oppure vuole continuare su questra strada carica di insidie, tragediatori e irta di spunnapedi a destra e a manca? La figuraccia odierna dovrebbe imporle, visto che lei è intellettualmente onesta, di fare un passo indietro e dire: “Non so se è dipeso da me o da altri, ma non sono stata capace nella qualità di coordinatore provinciale di fare una figura meno ridicola rispetto a quella fatta a Sciacca. Mi dimetto, scappo via in cerca di lidi migliori…”.
Dispiace per La Rocca Ruvolo, dispiace perchè ancora oggi siamo convinti che il prosciutto dai suoi occhi non si è tolto definitivamente del tutto. E poi, non sapremo mai se almeno una volta in questo periodo solo di fallimenti, abbia mai passato la mano sulla coscienza per dire: “Ma cu mu fici fari?”.
Già coinvolta nella scandalosa vicenda di un mese addietro, quando il suo capo agrigentino, lei e altri adepti ad uno squallido piano, tentarono di pugnalare alle spalle Gianfranco Miccichè. Il misero piano fallì per l’audacia e la forza del leader siciliano che in quella circostanza ebbe a dire: “A mia un m’ammazzanu; pi moriri mi devo suicidari…”
Ora, Sciacca. Un’altra brillante ciliegina sullo straordinario curriculum politico di Donna Margot.
Per noi, non lo merita…
Eppure vedo tanto autolesionismo,Ancora intorno a una classe politica ,vecchia ferma al 1980,politici che di andare a casa non vogliono proprio parlarne.Se riescono a prendere sberle per uno bollito svenitore seriale,il dessert e servito .Viva la buona politica. Auguri.