Lampedusa ancora sotto assalto, i disordini, le cariche di alleggerimento, gli interventi del parroco, il sindaco, il consiglio comunale, la Croce rossa, Piantedosi e Meloni: il rovente aggiornamento.
Le forze dell’ordine a Lampedusa sono allo stremo. Trapelano frasi del tipo: “Vivere quello che stiamo vivendo in queste ore è impressionante”. L’emorragia inarrestabile dall’Africa, come uno tsunami, travolge anche le divise a lavoro, ma loro resistono con tenacia e pazienza, nonostante la tensione, che si taglia col coltello. I migranti si accorgono che in tanti sono trasferiti, e vogliono andarsene. E così hanno tentato più volte di sfondare il cordone degli agenti, costretti a reagire con una carica di alleggerimento. Raccontano: “Ci sono stati più tentativi. Siamo riusciti a contenerli”.
Altri disordini sono insorti quando è stato distribuito il cibo. Tanti si sono accalcati a ridosso dei volontari della Croce rossa tanto che la Polizia si è premurata a ripararli. E’ stato spiegato che le scorte alimentari sono sufficienti per tutti, e la ressa si è placata. Il Centro d’accoglienza è in ebollizione, stracolmo, ben oltre le 6.500 presenze, a fronte di poco più di 600 posti. E almeno altri 2.000 extracomunitari sono fuori, a gruppi, sui moli, e altri sbarcano ancora. In 30 ore sono approdate 6.100 persone. Lampedusa è sotto assalto, e anche l’Italia intera, perché i migranti sono trasferiti in tutte le regioni. Il parroco, don Carmelo Rizzo, impreca: “E’ un’apocalisse”. E il Consiglio comunale ha proclamato lo stato di emergenza. La Croce Rossa, che gestisce il Centro d’accoglienza, ammette: “E’ una situazione difficile. Sono determinanti i trasferimenti”.
Il sindaco Filippo Mannino reclama: “E’ urgente un intervento della Protezione civile a supporto sia dei migranti che della popolazione”. Un’emergenza nell’emergenza sono i minori non accompagnati. Da gennaio ne sono giunti 11.630. Tanti non lo sono, ma dichiarano meno di 18 anni per avvalersi delle tutele. Sul caso, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Question Time alla Camera ha risposto: “Sono stati attivati 807 posti di primissima accoglienza per minori stranieri non accompagnati nelle province di Agrigento, Siracusa, Trapani, Crotone e Reggio Calabria, più oltre 500 in altre aree. Ulteriori strutture sono in fase di allestimento nelle province di Caltanissetta, Crotone e Reggio Calabria. Per far fronte all’aumento del loro numero, che al 31 agosto registrava un +46%, sono stati incrementati i posti finanziati. Inoltre il ministero, dal primo gennaio 2023, ha aumentato il limite massimo del contributo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati da 45 euro a 100 euro ciascuno al giorno. E’ necessaria una riflessione sul problema delle false dichiarazioni di minore età al fine di velocizzare le procedure e non disperdere risorse”.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non nasconde impotenza, e ribatte: “La questione dei ricollocamenti è secondaria, sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi, è una coperta di Linus, la questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete” – conclude la sorella d’Italia. Le cifre sono eloquenti. Complessivamente, con il meccanismo della ‘relocation’ – ossia la ricollocazione dei migranti tra i 13 Stati europei che aderiscono al meccanismo di distribuzione che non è obbligatorio ma su base volontaria – dal 10 giugno 2022 al 31 agosto 2023, su un impegno per il trasferimento di 8.289 migranti dall’Italia, solo in 1.159 hanno effettivamente oltrepassato i confini italiani.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)