“L’anima critica” agrigentina, mai cosi bassa negli ultimi 30 anni. Preferisco Giuseppe Arnone di quei tempi e Lillo Miccichè. Ahi ahi Cocina…

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Menomale che ci sono i contraccolpi, altrimenti chissà dove andremmo a finire.

Il tutto avviene in un momento delicatissimo dove c’è una intera città, una intera provincia e una intera regione che si apprestano a vivere l’evento del secolo, ossia “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”.

Una storia triste, che vede un uomo solo, lasciato a piedi anche dai suoi pseudo fedeli, che ha avuto la sfortuna di ritrovarsi nel suo cammino una serie di circostanze non proprio favorevoli (persino la mancata pioggia gli fa i dispetti…) ma che un gruppo di detrattori, con tanto di infiltrati pseudo professionisti, oggi con enorme dose di sciacallaggio, cavalca l’onda per contestare il quell’uomo solo, perbene, onesto, pulito: Franco Miccichè.

Premesso che molti dei detrattori sono stati bocciati dalla città in lungo e in largo. Hanno messo nelle condizioni i cittadini agrigentini, buoni quanto mai, di poter scegliere la loro abilità con quella di altri. E non è un caso se gli agrigentini, buoni quanto mai, hanno sempre scelto l’abilità degli altri. Proprio bocciati, rimandati a casa, senza se e senza ma, soprattutto senza pietà.

E gente del genere trova ancora oggi il coraggio di volersi ripresentare ad una città che già in passato ha bocciato sonoramente. Sembra stupido, sembra passivo, sembra distratto, ma vi assicuro che l’agrigentino non ha proprio queste caratteristiche. Non fosse altro perchè poi, alla fine, giudica sempre lui; gli basta una matita per promuovere o bocciare meritevoli e meno meritevoli, delinquenti e onesti, ladri e non ladri.

Guardare il panorama odierno e vedere chi sono i contestatori diventa una cosa avvilente. Personaggi di pessimo squallore (per carità, qualcuno lo trovi sempre ovunque), ignoranti come capre che si spacciano per sapienti; gente cattiva, con soprannomi che fanno davvero venire i brividi, da sempre bocciata dal popolo e che oggi vorrebbe alzare la voce. Gente che ruba a mani basse che predica di non rubare. Gente che vuol far sorridere con i suoi tormentoni ma che invece fa cadere nello sconforto più totale. Gente che esce dalla patrie galere e predica moralità persino alle Istituzioni. Insomma, una storia davvero triste che fa piangere lacrime forti ad una città che necessita di avere fra i propri cittadini gente di bel altro spessore, onesta, perbene, che non fa sparire 15 mila euro da una cassa non propria, gente che non si vendica per un mancato assessorato o sottogoverno. Una città che avrebbe bisogno gente di qualità, seria, che non ruba dalle casse, colta, onesta.

E poi partiti e partitini, sindacati e sindacatini, associazioni e associazioncine, gruppetti cattocomunisti. Con una chiesa che si butta a capofitto dentro quei meandri dai quali, al contrario, dovrebbe starne assolutamente fuori. Ed ancora, il grande ritorno del partito comunista, con soggetti riemersi dalla fasce che servivano a mummificare, di gente prima sparita e oggi riapparsa come ogni tanto avviene a Lourdes.

E’ arrivato Salvo Cocina, il quale ha incontrato Prefetto e sindaci dei Comuni agrigentini. Crisi idrica, unico punto all’ordine del giorno. E cosa ha fatto il capo della Protezione Civile siciliana? E’ venuto a dire ai sindaci di prendere pala e pico e scavare, scavare, scavare finchè non si trova l’acqua?

Perdonatemi l’ardire, ma uno che guadagna chissà quanti migliaia e migliaia di euro al mese, che dovrebbe “proteggere” uomini e cose da calamità devastanti (come quello della crisi idrica, ad esempio) può limitare il “suo lavoro” dicendo ai sindaci andate a zappare perchè altrimenti rimarrete a secco voi e i vostri Comuni?

Ma Salvo Cocina, il cui principale obiettivo della Protezione Civile è quello di prevenire, cosa ha fatto fino ad oggi per contrastare il gravissimo momento di crisi che oggi investe tutta la Sicilia?

Si va bene, i sindaci avrebbero dovuto individuare navi, dissalatori e così via dicendo. E lui, Cocina, tutto ciò lo ha fatto? Ha trovato soluzioni alternative in quanto capo della Protezione Civile? Vorremmo meglio capire quale è il suo ruolo principale, da uno che dovrebbe “proteggerci”? Venire ad Agrigento per dire scavate, scavate, scavate?

Minchia, direbbe qualcuno, tutto questo è il lavoro per una emergenza così grave che non ha precedenti storici? Ma cosa protegge la Protezione Civile? Chi protegge? Come protegge?

La presenza di Cocina ha avuto un effetto sorprendente per quell'”anima critica”; ha fatto scattare e scatenare quella gente di cui sopra, per attaccare, attaccare, attaccare una persona che, ribadiamo, è stata lasciata solda anche dai chi avrebbe dovuto proteggerla.

Una sorta di sciacallaggio bello e buono, come le iene, che amano solo le carcasse in avanzatissimo stato di decomposizione. Per loro è cibo straordinario.

Lo sconforto che emerge guardando i nuovi contestatori fa ritornare la mente un attimino indietro. Eh si, a trenta anni fa, quando esistevano si i detrattori, ma avevano ben altro spessore. Uno di questi è Lillo Miccichè, “protestante” quasi perfetto, senza avere bisogno di bandiere e coccarde di questo o di quell’altro partito. Da solo, iniziava la sua protesta (proprio per l’acqua) pronto ad affrontare 120 chilometri a piedi. Aveva con se una bottiglia d’acqua e un megafono. Altro che palchi, palchetti, microfoni e fondotinta sul viso! Sul suo viso solo sudore, inciso da profondi solchi dovuti alla fatica. Quella fatica che lo ha fatto fermare a metà strada. Ma ci voleva coraggio, serietà e determinazione. Trovate uno come Lillo Miccichè fra gli odiatori sociali dell’era moderna. Manco con il binocolo!

E poi non dimentichiamo l’ex avvocato Giuseppe Arnone, quando ancora era verde e la sua mente non era ancora offuscata dai tanti problemi che lo hanno colpito lungo il cammin della sua vita. In quei tempi le sue lotte erano concrete, avevano senso ed era anche accompagnato da gente che comunque quando parlava non sciorinava frasi del tipo…sono mangiato, ho andato, volessi partire, ho venuto, ho arriduto e così via dicendo. Ti mettevano nelle condizioni di poterli contrastare. Certo, poi erano guerre, ma si lottava quasi ad armi pari. Diveniva quasi un piacere quel contrasto che oggi, invece, è fatto solo da tastiere, disagio sociale, fallimento sociale, frustrazioni, vendette per un assessorato non dato.

E se lo dice un Castaldo…

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