Un modo originale ed incisivo per raccontare le donne e il loro scomodo posto nel mondo nel corso delle epoche, soprattutto se dotate di talento e passione.
Al Campania Teatro Festival edizione 2021, ieri sera a Capodimonte – Casino della Regina, è andato in scena nella prima delle due serate in programma, “Artemisia, Caterina, Ipazia … e le altre” di e con Laura Curino che sul palco si mostra da sola ma in realtà, è in compagnia di personaggi femminili evocati e rappresentati con carisma ed efficacia. Ed è questa la magia del teatro. Una sorta di coralità sorretta dalla suggestione di immagini su più livelli, di opere d’arte che furono di Artemisia Gentileschi che come Caterina D’Alessandria e Ipazia, sono state il simbolo di donne sapienti, che pur di difendere idee e talento, furono disposte al martirio ma non abdicano mai dalle proprie scelte, qualunque ne fosse il costo.
Vite difficili, crisi mistiche, voglia di salvare il mondo, convincerlo, quel mondo, a cambiare rotta ed anche ad accettare il ruolo della donna come protagonista della vita pubblica e delle arti e non solo come madri e mogli sottomesse.
La Curino il palco lo riempie con presenza scenica e una voce incisiva, mentre racconta con tono tagliente e a volte ironico, i personaggi e le opere di Artemisia Gentileschi – che si vendicò dello stupro subìto, proprio attraverso la pittura – e le difficoltà nel dipingere Caterina D’Alessandria che sarà poi da lei dipinta vestita di rosso, con una corona sul capo e in mano la palma del martirio. Non sorride, Caterina come non sorride Ipazia, astronoma che sorrideva solo al cielo, perché il cielo le parlava.
Ipazia che fu protagonista del celebre affresco “La scuola di Atene” di Raffaello Sanzio che è messa in scena come una singolare sfilata di moda (e di arte) e qui l’attrice mostra una prorompente sagacia.
Ma Laura Curino fa anche di più, in scena: sfonda la quarta parete e parla con il pubblico domandando se alcune cose le si conoscessero. Molti tratti delle vite raccontare, erano infatti sconosciute allo spettatore, che va via con un pezzo di cultura incastrata tra la soddisfazione di saperne di più e la forza prorompente dell’arte teatrale, che appaga.
Suggestiva e coinvolgente le immagini di un cosmo che inghiottono quasi l’attrice che sembra fluttuare nell’aire, nella parte finale della piéce, sulle note dell’aria “Lascia che io Pianga” cantata da Cecilia Bartoli.
Un’ora e quindici minuti di spettacolo che parte piano, che incuriosisce e poi esplode attraverso la caratura artistica di Laura Curino, che ci mette la giusta enfasi nei racconti delle atrocità che toccarono in sorte ai suoi personaggi, e regge lei stessa il peso di quelle vite mentre dialoga con la coscienza che non si piega al compromesso.
Tante parole, seminari, spettacoli sulle donne che non fecero mai un passo indietro, eppure Artemisia dipingeva nel silenzio.
Applausi per la Curino, un pubblico appagato e un altro successo per questa edizione del Campania Teatro Festival, spazio culturale di grande pregio.
Stasera si replica, stesso posto, stessa ora
Simona Stammelluti