Le foto della vergogna. Ecco la festa che non vogliamo. San Calò, più che un santo sembrava un criminale (FOTO GALLERY)

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Mancavano soltanto due elicotteri che sorvolassero la zona per vedere bella e buona la scena della cattura di un pericoloso latitante, di un boss mafioso, di un criminale.

Le nuove \”misure di sicurezza\” adottate dalle Istituzioni non sono piaciute a nessuno. Il popolo agrigentino, in maniera ridotta rispetto agli anni precedenti, è troppo perbene e onesto per creare sommosse come, per fare un esempio, sta accadendo in Francia in questi giorni. Nè, precisiamolo, vogliamo essere etichettati come i sobillatori di masse. La legge è legge e va rispettate. Però puo anche non piacere.

Il popolo è triste, scontento, non abituato a vedere una festa infarcita di ben altre caratteristiche (discutibili o meno, ma non certo \”pericolose\”c he l\’hanno reso famosa e che oggi rappresenta una delle feste  più importanti nel panorama siciliano, tanto da attirare, come avvenuto negli anni passati un umero elevato di turisti che provenivano da ogni parte della Sicilia. Non c\’è stato un solo signore che non mi abbia fermato per mostrare il proprio disappunto.

E noi cosa possiamo fare? Solo un compito ci spetta e lo rispettiamo fino in fondo: essere l\’eco di decine e decine e ancora decine di persone che non hanno proprio gradito il nuovo regolamento.

Assetto tipico da guerra, con tanto di manganelli nella cintura. uno schieramento che ricorda, come dicevamo prima, la cattura di un pericoloso latitante, di un boss. Ed invece no, quello era il nostro San Calò, colui il quale quando viene chiamato aiuta a tutti.

Il Rettore del Santuario, Don Gerlando, sembrava essere felice di trovarsi circondato anche lui dagli uomini delle Forze dell\’Ordine, i quali, lo precisiamo, hanno svolto il proprio dovere e anche nel migliore dei modi. Chissà se Don Gerlando, da giovane e prima di prendere i voti, era il primo a lanciare il pane al Santo Nero, come la tradizione impone da quasi cento anni.  Ed in cento anni, a proposito di misure di sicurezza, non è morto mai nessuno a causa della \”pericolosità\” che impone la processione.

Prima il pane, poi la pasta, poi le caramelle, poi le birre, poi le monetine, adesso l\’impossbilità di poter abbracciare e baciare in modo viscerale il proprio santo protettore.

Non solo mostriamo il nostro disappunto, ma lo stesso è quello di decine e decine di migliaria di agrigentini.

San Calò non va blindato e accerchiato come Matteo Messina Denaro.

San Calò è nostro, è degli agrigentini, è del popolo.

N.B. Se guardate bene il primo piano del viso di San Calò, sembra anche esso essere incazzato.

 

 

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