Dovuta premessa: l’allarme c’è, la situazione è molto seria e non è assolutamente escluso che nelle prossime ore le cose possano complicarsi ancora di più.
L’allarme coronavirus ormai è conclamato e purtroppo i numeri, specialmente (ed attualmente) al nord, continuano ad aumentare di giorno in giorno. L’Istituto Superiore della Sanità non nasconde l’allarme ma invita tutti a non creare inutili allarmismi che potrebbero alimentare la psicosi che ormai sembra allargarsi in modo smisurato ed esponenziale.
Se poi alle note preoccupazioni che può creare un allarme del genere si aggiunge anche il comportamento assolutamente becero da parte di qualcuno che, forse, ama divertirsi in questo modo, la frittata è bella e buona.
Stamattina una voce femminile ha “diramato” ad un non meglio specificato gruppo di whatsapp, la notizia che probabilmente all’ospedale di Agrigento c’era un caso sospetto di coronavirus e che la situazione al pronto soccorso era del tutto precipitata. La diffusione di quell’audio è stata micidiale: in pochi minuti tutta la Città dei Templi era in possesso di quelle memorabili parole.
La stessa voce femminile, conscia del gran casino che aveva creato, qualche ora dopo ha registrato un altro audio con il quale “rassicurava” tutti “perché il sospetto caso di Agrigento non era dovuto al coronavirus ma ad una semplice influenza; state tutti tranquilli – ha detto -, siamo fuori pericolo!”
Commentare un fatto del genere sarebbe da sciocchi. L’augurio, semmai, è che gli organi investigativi preposti possano individuare l’autrice dell’allarmante appello ma non tanto per arrestarla e rinchiuderla in carcere, ma soltanto per dirle a nome di tutta la città: signora, lei è una perfetta idiota.
Evidentemente qualche organo di stampa on line regionale, riconoscendo l’oro colato nelle parole di quella donna, ha subito impupato un articolo dal titolo: “Agrigento, sospetto caso di coronavirus”.
Facile immaginare cosa accade quando le idiozie di una donna vengono amplificate da organi di stampa. Ad Agrigento, stamattina, si è creato un allarme tanto ingiustificato quanto pericoloso. Le farmacie sono state prese d’assalto; le mascherine sono andate a ruba, tanta gente si è rivolta al proprio medico di famiglia e decine e decine di utenti hanno tempestato di telefonate l’ospedale di Agrigento per capire cosa fare. Anche la nostra redazione ha ricevuto mail da tutta la Sicilia per capire cosa stesse accadendo ad Agrigento. Addirittura qualcuno ha pensato bene di ricorrere nei supermercati per accaparrarsi derrate alimentari di prima necessità!
Non è escluso che si sia trattato di un caso, o forse di tanti altri casi che, però, rientrano nella norma quando il medico, soprattutto in queste ore, giudica una situazione sospetta. Attualmente, quanto accaduto stamattina al San Giovanni di Dio di Agrigento è di ordinaria amministrazione (o forse straordinaria…) in tutti gli ospedali italiani. Prassi impone che i sanitari mettano in atto il protocollo previsto dai casi di coronavirus e, quindi, eseguire il tampone per i relativi esami ed inviarlo all’istituto regionale di virologia che i Sicilia si trova al Policlinico di Palermo.
Dunque, quello che viene visto in un primo momento come un caso sospetto di coronavirus è molto facile che possa sfociare in una semplice influenza. E purtroppo non è escluso che simili episodi possano verificarsi d’ora in avanti in qualsiasi altra città della Sicilia e su tutto il territorio nazionale.
E quindi, che facciamo? Titoloni a nove colonne inutili e pericolosi per qualche clic in più?
Io comunque ritengo che l’idiozia non è sola, e sempre accompagnata da chi ‘alimenta’. Mi spiego meglio:con l’era ‘digitale’ siamo tutti responsabili di eventuale procurato allarme. Quello che fanno i giornalisti e (probabilmente, in alcuni casi, non lo hanno fatto neanche loro é questo é ancora più grave) dovrebbero farlo tutti i cittadini ‘digitali’:verificare le notizie. Io ieri nelle chat arrabbiato, infierivo con chi diffondeva queste notizie non verificate da fonte sconosciuta. La risposta era disarmante:’ e io cosa c’entro!! a me è arrivata e io la giro’. Ritengo che oggi c’é una pluralità di idee di scambio culturale grazie al digitale ma dobbiamo avere la consapevolezza (e probabilmente delle leggi nuove) e la responsabilità nel comprendere di quando è pericoloso il mezzo digitale se usato male.