Il fallimento della riforma delle Province in Sicilia: dal 2013 sono costate circa 1 miliardo di euro. Servizi precari e mancanza di progetti. Dettagli e interventi.
Il bilancio consuntivo dei 9 anni, finora, del commissariamento delle ex Province siciliane è disastroso. E’ stato speso quasi un miliardo di euro per servizi ancora al palo, e 5mila dipendenti sono in balia degli eventi, senza guida politica né dirigenti. Solo alcune delle precarietà sono le strade provinciali, 11mila chilometri di asfalto, devastate da buche e avvallamenti, i servizi agli studenti disabili, le autorizzazioni ambientali e altro. I commissari sono consapevoli di quanto accade, anche perché a raffica sulle Province si sono abbattute centinaia di citazioni civili per gli incidenti provocati dalle strade dissestate.
L’ex commissario alla Provincia di Agrigento, il generale Vincenzo Raffo, ha affermato: “Il contenzioso è la conseguenza di quello che è accaduto. Le cause che abbiamo dovuto affrontare sono parecchie, sempre con esito sfavorevole. La condanna media ammonta a 500mila euro”- ha concluso. E a pagare sono spesso anche i dipendenti. La Cgil all’ex Provincia di Palermo, tramite il rappresentante, Saverio Cipriano, spiega: “I tecnici delle Province sono terrorizzati. Ciascuno di loro ha 3 o 4 citazioni in tribunale, perché chiunque faccia un incidente su una strada provinciale cita l’ingegnere responsabile. Abbiamo avuto un cantoniere per 7 anni sotto processo per un crollo di massi sulla strada tra Altofonte e Piana degli Albanesi. Si fa solo la manutenzione ordinaria”- conclude.
In verità tutto ciò è causato anche dalla mancanza di progetti adeguati perché mancano figure professionali qualificate, tanto che la Regione, a fronte dell’avvento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha pubblicato un bando per arruolare progettisti esterni che siano a disposizione degli Enti locali soprattutto per recuperare le strade. E a tal proposito, l’Anci, l’Associazione dei Comuni di Sicilia, ha appena lanciato un allarme per i 2 miliardi e 500 milioni di euro che l’Europa offre alla Sicilia per i piani urbani integrati, per recuperare il patrimonio edilizio pubblico e migliorare il decoro urbano. Il termine per presentare i progetti scade il prossimo 7 marzo. Si getta la spugna?
Il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, prospetta: “Il termine del 7 marzo rischia di non potere essere rispettato a causa della carenza di figure apicali nelle strutture tecniche delle nostre Province, che necessitano di un concreto supporto economico e strutturale mediante l’inserimento di adeguati profili professionali abilitati alla redazione di progetti di tale importanza e complessità” – conclude. Il paradosso è che le Province dell’isola vittime della riforma di Crocetta continuano dal 2013 ad assorbire risorse enormi: il budget complessivo delle ex Province ammonta ogni anno a circa 110 milioni di euro fra spesa corrente e stipendi del personale, per un costo totale che nei 9 anni di commissariamento si aggira intorno al miliardo di euro. E il segretario regionale della Cisal, Nicola Scaglione, conferma: “Il problema è che manca un interlocutore politico e i servizi restano azzerati. Così, senza una rotta certa, c’è chi galleggia e chi affonda”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)