Ci è parsa una cosa romantica vedere le foglie morte portate dalle giravolte di refoli di vento ai margini delle strade del nostro Villaggio Mosè; era un autunno ventoso di alcuni anni fa.
Un autunno ventoso trascorso da, or sono, due anni, o forse più, e le foglie sono ancora li, appena fuori dall’asse viario principale che attraversa il quartiere.
Il ricordo va a quelle romantiche feuilles mortes dei Bois de Boulogne di Paris, cantate dalla magica voce di Yves Montand e quella sensuale di Juliette Gréco.
Le nostre foglie morte non hanno, ormai. niente di romantico, dopo oltre due anni nessuno le ha tolte, sono spazzatura, e sarebbe anche il caso di pulire le strade.
A proposito di strade, ricordo quando le autobotti comunali lavavano le strade; era una festa, era in estate, e i fiotti laterali delle autobotti non risparmiavano i ragazzini che festosi giravano intorno. Le autobotti venivano riempite d’acqua amara, un forte getto veniva fuori da una bocca d’acqua collocata e governata in un angolo di Piazza S. Sebastiano, allora cosi denominata, ora Piazza Sinatra; l’acqua era alimentata da una sorgente, posta dietro il Teatro Pirandello. Era chiamata acqua amara, perché amara, e quel nome identificava anche un luogo della città.
L’acqua scorreva e piccoli vortici trascinavano quanto incontravano, percorreva tutta la Via Garibaldi e poi fino all’Addolorata; con la strada bagnava l’ingresso delle numerose abitazioni sulla via, praticamente rinfrescava la città.
Toto Cacciato
Erano tempi belli, li abbiamo dimenticati