Bisognerà attendere ancora qualche giorno per lo svolgimento dell’autopsia sul feto di nove mesi morto a pochi giorni dal parto all’ospedale di Licata. L’esame autoptico, inizialmente in programma per ieri mattina, è stato rinviato. Una circostanza questa che lascerebbe intendere l’imminente invio da parte della Procura di Agrigento, guidata dal facente funzioni Salvatore Vella, degli avvisi di garanzia.
Un atto dovuto che permetterà così agli indagati di assistere all’esame irripetibile dell’autopsia, nominare gli avvocati di fiducia e i consulenti di parte. I carabinieri della Compagnia di Licata da giorni stanno svolgendo i necessari accertamenti, con l’identificazione di tutte le persone, e hanno sequestrato la cartella clinica. L’inchiesta ipotizza il reato di omicidio colposo. La vicenda scaturisce dalla perdita del feto in grembo, a pochi giorni dal parto,di una ventiseienne di Palma di Montechiaro.
La donna si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso il 30 ottobre lamentando dolori addominali. Dolori che sono proseguiti fino al giorno successivo quando, dagli esami e dal tracciato, è emersa una diminuzione consistente dei battiti del feto. L’1 novembre, dunque, il parto cesareo d’urgenza con la tragica scoperta. Il feto che aveva tenuto in grembo per nove mesi era morto. Una notizia che ha ovviamente sconvolto i due coniugi.
L’uomo, un ventinovenne bracciante agricolo di Palma di Montechiaro, si è presentato così in caserma denunciando “negligenza e imperizia” da parte dei medici dell’ospedale di Licata ed è partita l’inchiesta. Sarà comunque l’autopsia a stabilire le cause del decesso e se, eventualmente, ci sono state responsabilità di qualcuno durante tutte le fasi.