Lillo Firetto: “Il Pirandello non è più un teatro, ma una mangiatoia che affosserà il tempio della cultura ad Agrigento”

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“Non più un Teatro, ma una mangiatoia che affosserà definitivamente il tempio della Cultura di Agrigento.
Giù le mani della politica dal Teatro Luigi Pirandello. La Giunta comunale di Agrigento annuncia un nuovo Statuto per la Fondazione vantandolo come lo strumento per renderla una struttura più snella, agile e di qualità. Ma è tutt’altro. Con parole apparentemente rassicuranti l’attuale Amministrazione Comunale  intende nascondere il reale obiettivo: ottenere uno strumento più manipolabile per una distribuzione e lottizzazione politica di posti e poltrone con un aggravio di costo insostenibile per la Fondazione, che rischierà il fallimento al più tardi nel giro di un paio di anni.
Un esempio?
I componenti del Consiglio di Amministrazione passano da TRE a CINQUE con la formula del “rimborso spese”, che in questi anni non è MAI stata applicata.
Cinque soggetti, quasi come una nuova Giunta di Governo, tutti designati dal sindaco. Una compagine che credo non abbia precedenti nella storia.
Scompare per sempre, dunque, la cosiddetta pluralità di rappresentanza, per cui la Regione, pur presente in tutti i documenti ufficiali della Fondazione con il logo dell’Assessorato Regionale  del Turismo, non c’è più. Scompare la pluralità di competenze e di esperienze, che non sono richieste, probabilmente perché ritenute non necessarie.
Il nuovo Statuto viene proposto al Consiglio senza passare dall’approvazione del CDA della Fondazione e, di conseguenza, anche senza alcuna comunicazione da parte del componente di nomina regionale alla Regione stessa. A chi fa comodo mettere le mani sulla Fondazione in totale autonomia? Ciascuno è in grado di farsi un’idea precisa.
Non è tutto.
La nomina del Direttore Generale, che dovrà avere competenze in attività gestionale o manageriale (viene cassata l’esperienza anche nella gestione di enti di natura artistica o di spettacolo) deve aver maturato esperienza in enti pubblici o privati o partecipate. Il Direttore sarà nominato per comandare inizialmente su se stesso, visto che nell’immediato non avrà più a disposizione in organico unità di personale comunale distaccato.
Anzi, l’organico dovrà essere totalmente istituito e reclutato (“tenuto conto delle professionalità richiesta”) dal CDA della Fondazione, che dovrà farsene carico totalmente, rischiando anche solo per questo motivo di andare in default.
Quindi, con la sola promessa di posti di lavoro precari, in quanto non ci sarà la possibilità tecnica dell’assunzione a tempo indeterminato, lo Statuto realizza un abito molto ampio sotto il quale in molti possano trovare copertura. D’altra parte la coalizione di governo è larga e non è difficile fare qualche deduzione su come s’intenda accontentare alcuni, piuttosto che rilanciare il Teatro, per la città, per la cultura, per i giovani.
Per il resto, infatti, il nuovo Statuto non modifica altro di sostanziale,  niente che possa far intuire la volontà di imprimere una nuova visione. Che si voglia far intuire agli ignari cittadini la volontà di un piano di rilancio, si dimostra essere dunque una totale menzogna.
Ma andiamo ai costi della struttura. Con il nuovo Statuto se ne determina matematicamente il fallimento.
Premesso che tutti i teatri italiani si reggono con il contributo finanziario o sostanziale degli enti a cui appartengono. I teatri comunali sono gestiti con il contributo del Comune.
La Fondazione Teatro, secondo questo Statuto, dovrà essere sostenibile facendosi carico, oltreché dell’acquisto degli spettacoli e degli oneri della sicurezza e quant’altro, anche delle utenze; della gestione e dei costi degli impianti di riscaldamento ed elettrico (è specificato “pulizia, fornitura energia elettrica, telefonia, fornitura e manutenzione dell’impianto di riscaldamento”); dei costi di rimborso spese dei cinque componenti del Consiglio di Amministrazione; della retribuzione del direttore generale, che è gratuito da anni, e che invece avrà diritto a un compenso di categoria dirigenziale tra i 30 e i 50 mila euro; la spesa per le maestranze tecniche; la spesa per il personale amministrativo; la spesa per il personale dedito alle visite museali, visto che il Teatro Pirandello è dichiarato monumento nazionale e Bene sottoposto a tutela, equiparato ai musei; i costi relativi al compenso del contabile, visto che il direttore generale avrà competenze dirigenziali sulla gestione del teatro; i costi per il compenso ad almeno una persona per la segreteria e tanto altro ancora, come ad esempio il costo di un remunerato direttore artistico. Per avere un’idea, un organigramma di almeno 4 persone graverebbe sulla Fondazione mediamente 140 mila euro all’anno. Ogni soggetto, tra contributi e oneri vari, non meno di 35 mila euro. Per le visite museali almeno tre persone per garantire la turnazione. Non meo di due tecnici. 250 mila euro tra personale e spese minime di gestione.  Un fallimento garantito a tavolino. A tutto va aggiunta la manutenzione straordinaria, che formalmente era ed è a carico dell’amministrazione comunale, ma sostanzialmente è anticipata e pagata dalla Fondazione. Il Comune, che, per ragioni di bilancio, non è in grado spesso di garantirla neanche alle scuole. Quindi, il Teatro, senza questi fondi, finirebbe pian piano per manifestare tutte le sue carenze, che graverebbero sulla gestione e sulla fruizione, altro che valorizzazione… L’idea che sostiene l’architrave di questo documento è di farne un enorme carrozzone, realizzando un aumento di costi amministrativi e di servizi, e soltanto per garantire la sistemazione degli amici e degli amici degli amici, senza alcuna attenzione alla formazione professionale, alle qualifiche e alle competenze. La Cultura, in tutta questa operazione ha un aspetto del tutto secondario. La Fondazione con il nuovo Statuto diventa strumento nelle mani del sindaco o, forse è meglio chiaramente dire, del suo dante causa. Stupisce che a presentare con enfasi la proposta di Statuto sia un assessore di chiara matrice regionale, invece: una Regione totalmente estromessa da questi inciuci. Quali accordi sono sottintesi a questa intesa? Idem per la Commissione che approva con una componente di altra derivazione politica. Tutti concordi, prima ancora che sia approvato? Lo strumento che sarà proposto all’approvazione della supina e forse inconsapevole maggioranza del Consiglio comunale è molto probabilmente il frutto di una manovra politica nelle mani di soggetti avidi di potere e privi di alcuna capacità gestionale.

Addolora profondamente che con un colpo di spugna si voglia cancellare un lavoro che con molta dignità e con grande impegno il presidente Gaetano Aronica e il direttore Lillo Tirinocchi, senza intascare un euro sono riusciti a portare avanti. Con loro la Fondazione ha finalmente visto la luce, dopo anni di gestioni allegre, di scandali e di fallimenti. Oggi il Teatro ha un bilancio ancora in attivo con una gestione oculata e una programmazione che, con anche la direzione artistica di Sebastiano Lo Monaco, lo ha reso negli anni, se non tra i Teatri più prestigiosi d’Italia, almeno tra i più importanti tra quelli di Sicilia. Un bilancio che da 150 mila euro è passato a 750 mila euro, una cifra che fa gola alla peggiore politica e alla sua lobby.  Osservazioni a margine: 1. nel nuovo Statuto si prevede che possa essere concordata la possibilità di utilizzo del Teatro per iniziative promosse dal Comune; ciò significa che la politica di maggioranza stabilirà quale associazione, scuola o ente favorire dando il patrocinio all’iniziativa che sarà senza alcun costo da versare al Teatro;  2.la quota annuale comunale viene sostituita con “quota iniziale”, quindi non sono previsti ulteriori contributi comunali nel tempo; 3. viene introdotta un’articolata voce relativa alle elargizioni e agli atti di mecenatismo con la previsione di un alquanto discutibile “ritorno di natura pubblicitaria costituito esclusivamente da comunicato stampa del Comune”. Pertanto si lascia intendere non soltanto il tornaconto di pubblicità a firma dell’addetto stampa del Comune, del tutto in conflitto con la legge sulla stampa, ma anche che la gestione della comunicazione stampa sarà totalmente gestita dal Comune con il proprio addetto stampa o portavoce. 4.  Non si capisce perché nello statuto, dopo una totale dimostrazione di autosufficienza del sindaco, il documento inserisca l’obbligo di comunicare la nomina dei componenti del CDA alla Regione. E aggiunge anche “al Parco”. E perché? La sostanza è che dalle carte si evince che un solo individuo, il sindaco (o chi per lui) sceglie le persone, le dota di un “rimborso spese”, sceglie l’organico e lo paga. Una nave da crociera pronta per l’inchino in ogni porto, a qualsiasi costo, anche a rischio di affondare. E con essa la Cultura ad Agrigento”.

Lo dichiara, con una nota, l’ex sindaco di Agrigento Calogero Firetto.

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