L’incubo dell’Autonomia differenziata in Sicilia

Condividi

L’Autonomia differenziata rischia di rivelarsi cancerogena per la Sicilia, a danno dell’economia e del progresso sociale dell’isola. Gli interventi di Cgil e Federconsumatori.

L’Autonomia differenziata rischia di rivelarsi cancerogena per la Sicilia, a danno dell’economia e del progresso sociale dell’isola. Sono ricorrenti e numerose le reazioni negative alla legge del leghista Calderoli, nonostante la ‘benedizione’ in primis del ‘primo cittadino’ della regione, ovvero Renato Schifani. Tra gli altri, la Cgil ha sollevato le barricate. E il segretario regionale, Alfio Mannino, tuona: “La riforma dell’Autonomia differenziata appena approvata porterà a un taglio di un miliardo e 300 milioni l’anno per la Regione siciliana. A essere colpita sarà soprattutto la Sanità, che in Sicilia vive già gravi sofferenze, con 800 mila siciliani che rinunciano alle cure, e una carenza di organico di 17 mila unità, tra medici e paramedici”.

Dunque il sindacato rosso boccia senza appello la riforma e annuncia l’avvio in Sicilia della raccolta delle firme necessarie per sostenere il referendum abrogativo della legge. E Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia, sottolinea: “Occorre raccogliere le firme entro il 30 settembre, così da andare al voto nella prima finestra utile, quella della primavera del 2025. Servono 500 mila firme in tutta Italia, che non sono poche, ma tutti insieme contiamo di riuscirci. La situazione della Sanità in Sicilia è gravissima, con questa norma rischiamo che le persone smettano di curarsi”.

Riassumendo in sintesi: la legge sull’Autonomia differenziata consente alle Regioni di appropriarsi di alcune competenze di rilievo finora dello Stato o concorrenti tra Stato e Regione. In particolare: sanità, istruzione, ambiente, turismo ed energia. La Regione gestirà in proprio tali competenze trattenendo nella regione il gettito fiscale derivante, che invece finora, secondo il principio di solidarietà nazionale, è stato equamente distribuito tra tutte le regioni. Nella Sanità ciò si ripercuoterebbe, ad esempio, nel Servizio sanitario nazionale ovvero pubblico. Ed ecco perché, tra le altre ragioni, la legge “Calderoli” è avversata in Sicilia. Infatti, ancora il segretario Cgil Sicilia, Mannino, scava col dito sulla piaga e aggiunge: “L’approvazione della riforma sull’Autonomia differenziata arriva in un momento critico per la sanità regionale. La situazione richiederebbe investimenti consistenti, anziché tagli. Anche il Pnrr, a quanto pare, non ha dato i risultati sperati per il rilancio del comparto Sanità. In questo quadro sottrarre 1 miliardo e 300 milioni al sistema sanitario è una follia, che rischia di rendere la vita difficile a centinaia di migliaia di cittadini che aspettano visite ed esami importanti”.

E il sindacalista rilancia: “Dopo la pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale si raccolgono le firme. C’è anche un’altra possibilità: il referendum può essere convocato anche su richiesta di almeno cinque Regioni. E governatori di centrodestra come Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, e Vito Bardi, presidente della Basilicata, sono molto critici verso la riforma. Al contrario di Schifani, che non si rende conto del danno che ci sarà per la Regione siciliana”. E Federconsumatori Sicilia, con Alfio La Rosa, condivide e altrettanto rilancia: “La Regione ha appena pubblicato dei numeri sulle liste d’attesa. Sarebbero 87 mila le persone che in Sicilia attendono cure, ricoveri, analisi. E sarebbero dati peraltro sottostimati. E’ in corso un doppio attacco alla salute dei cittadini siciliani. Da una parte la Regione dirotta risorse pubbliche sulla sanità privata convenzionata. Dall’altra lo Stato centrale taglia le risorse dando un duro colpo al Sistema sanitario nazionale. Da qui l’impegno dei consumatori siciliani a promuovere il referendum abrogativo, per fermare la riforma nel più breve tempo possibile”.

Angelo Ruoppolo (Telacras)

Notizie correlate

Leave a Comment