Io credo che sia un momento davvero buio per la musica italiana, per la tv, per la cultura che esiste, ma che non vogliono si continui a diffondere.
Quello che si è consumato ieri sera a “Ora o mai più” su Rai 1 in prima serata, è stato indecoroso, a tratti spietato, verso giovani (oggi non più giovani) che dovrebbero tentare di rientrare in un mondo che li ha stritolati prima, e gettati via poi. E tutto questo senza un percorso intermedio di vera “riabilitazione”.
Gettarli lì, alla mercé di voti dati a caso, come “autentici dilettanti allo sbaraglio”.
Le loro storie personali, i racconti di come siano stati quasi distrutti dai talent ai quali hanno partecipato, quella notorietà usa e getta, in quegli anno in cui una canzoncina poteva farti diventare famoso per poi subito dopo farti precipitare nel nulla assoluto.
Eppure alcuni di loto hanno avuto un background, un piccolo spazio nel mondo, un accenno di accostamento alla musica, prima di toccare apici farlocchi per poi essere dimenticati (o quasi).
Certo, commuove sentire Loredana Errore parlare del suo incidente, delle sue fragilità, della sua voglia di riscatto, ma poi tocca provare pena sentendola cantare senza farcela.
Le loro storie di ex artisti in bolletta, che accettano di partecipare a trasmissioni trash perché non avevano più un euro, mette tanta tristezza.
C’è poi il riscatto di chi intraprende altre strade, senza dimenticare la musica, ma anche senza prendersene cura veramente.
Ho apprezzato il racconto di Pier Davide Carone che scrive una canzone per l’allora fidanzata, come regalo di compleanno perché non aveva soldi per comperarle un regalo vero. E poi l’incontro con Lucio Dalla e il mondo che gli crolla addosso con la sua morte avvenuta appena che 12 giorni dopo la loro partecipazione al festival di Sanremo.
Uno scempio, forse anche annunciato.
Per non parlare dei Coach.
Sono proprio loro a dirlo (per giustificare le stonature) “i pezzi sono stati preparati in un giorno”. Ma perché??? Perché non utilizzare del tempo (che avevano) per prepararsi bene.
Alcuni di loro sono dei musicisti anche bravi, si pensi ad Alex Britti, a Marco Masini. Ma riesumare Patti Pravo, Riccardo Fogli, Raf (che non sapeva cantare 30 anni fa figuriamoci oggi), Rita Pavone (a 80 anni in minigonna) che si agitava come se fosse rimasta ibernata nella sua epoca, la Rettore, che pensa di essere ancora negli anni 80, mi è sembrato come voler togliere proprio potere e valore alla musica.
Tutti stonati, seppur accompagnati dalla bella orchestra del maestro Leonardo De Amocis e come sempre l’orchestra prova a salvare il salvabile.
Ho trovato tutto mediocre.
Forse salvo solo Carone, che nella performance in duetto con una garbata e contestualizzata Gigliola Cinquetti, ha messo la sua personalità artistica nel brano “Dio come ti amo”.
Un Marco Liorni che presenta seguendo lo schema di Mamma Rai, in una trasmissione senza slancio (malgrado la caciara), che sembra copiare quelle della Romania di anni addietro.
La tristezza lì dove ci sarebbe dovuta essere la gioia della musica.
Riascoltare motivetti noti non ha fatto nessun miracolo, forse solo qualche ricordo riaffiorato per noi che negli anni 90 eravamo ventenni con tanti sogni e forse avevamo anche i mezzi per realizzarli.
Carlotta, Anonimo Italiano, Valerio Scanu, Pago, Carone, Loredana Errore, Antonella Bucci, Matteo Amantia, in una classifica improbabile, creata con voti in studio altrettanti improbabili e dalle preferenze social, ahinoi credo che torneranno anche settimana prossima, ma io sarò altrove a godere della musica vera, quella che nasce dal talento, dallo studio, dalle contaminazioni e dalle collaborazioni che arricchiscono e tengono saldo quel mondo di bellezza che, ne sono certa, ci salverà