Si tratta del potere attribuito agli organi politici di scegliere, come dirigenti dell’Amministrazione, persone di propria fiducia; nelle scelte nessun criterio oggettivo, nessun riconoscimento nel merito ma lottizzazione dei posti.
L’esperienza concreta, purtroppo, dimostra che lo “Spoils System” non di rado finisce per assoggettare la dirigenza alla politica in modo ancora più stringente e pressante di quanto si verificava in passato in forza del vincolo gerarchico. Ciò inevitabilmente si ripercuote sull’azione amministrativa che spesso si presenta asservita alle logiche clientelari e piegata all’ambizione personale piuttosto che al perseguimento dell’interesse pubblico.
Dovendo attribuire e definire gli incarichi dirigenziali, (incarichi di straordinaria importanza e delicatezza) i politici finiscono per scegliere piuttosto che in base ai meriti e alle capacità professionali, secondo le proprie simpatie determinate da logiche clientelari che consentono al potere politico di autoalimentarsi.
Il dirigente, a sua volta, è portato a servire il potere politico (che gli ha conferito l’incarico e può in qualsiasi momento revocarlo) anche a discapito dell’interesse pubblico e, di conseguenza, la sua autonomia gestionale viene compressa se non, in alcuni casi, del tutto annullata.
In tale prospettiva appare fortemente auspicabile un intervento che delimiti il potere politico nella scelta dei dirigenti fissando criteri e requisiti più precisi e stringenti, idonei a evitare che lo spoils system venga piegato all’incontrollabile arbitrio del potere politico, con il pericolo di un grave nocumento all’interesse pubblico causato dalla scelta di dirigenti inadeguati al loro ruolo.
Nonostante queste riflessioni, ci sono le ragioni di un prudente ottimismo, ma per arrivare al traguardo serve, prima ed ancor più, cambiare ancora le norme (possibilmente attraverso una riforma chiara ed organica che eviti interventi estemporanei e frammentari), cambiare i comportamenti e cioè fare un uso parsimonioso dell’istituto; al contrario, un uso scriteriato di tale strumento, spesso esercitato ad libitum, rende precaria la dirigenza stessa costringendola verso una logica di appartenenza piuttosto che di alta qualificazione professionale.