Lo stupro di Villa Bellini: severa condanna

Condividi

Inflitti 12 anni e 8 mesi di carcere in abbreviato all’egiziano che ha violentato la ragazzina di 13 anni nella Villa Bellini a Catania il 30 gennaio scorso. I dettagli.

Sarebbe stato il primo a violentare una ragazzina di 13 anni nei bagni pubblici della Villa Bellini a Catania la sera dello scorso 30 gennaio durante la festa della patrona Sant’Agata. E’ un egiziano. Ha scelto di essere giudicato in abbreviato. E il giudice per le udienze preliminari del Tribunale Eteno, Giuseppina Montuori, lo ha condannato a 12 anni e 8 mesi di carcere. Sotto processo sono altri quattro maggiorenni, anche loro egiziani, e due minorenni. Sono parti civili la vittima, tramite i suoi genitori perché lei è minorenne. E il fidanzato di lei, di 17 anni, trattenuto con forza e minacce, e costretto ad assistere inerme allo stupro.

E gli altri quattro maggiorenni sono imputati di concorso nel reato di violenza sessuale aggravata perché sarebbero stati loro a trattenere fisicamente il fidanzato. Il giudice per le indagini preliminari, Carlo Umberto Cannella, quando ha convalidato gli arresti ha scritto: “L’orrore ha avuto fine solo grazie al tentativo della ragazza di liberarsi. Sulla base della personalità degli indagati, poco avvezzi al vivere civile, appare probabile che, in assenza della disperata reazione, la terribile violenza sarebbe proseguita anche a opera di altri indagati”.

Durante l’assalto sessuale sarebbe stato registrato un video da utilizzare, secondo le intenzioni poi scongiurate, come arma di ricatto. Ciò emerge dalle dichiarazioni rese a verbale dalla malcapitata coppia, prima circondata dagli egiziani che avrebbero inizialmente preteso soldi e sigarette, e poi aggredita. La ragazzina ha raccontato: “Tremavo come una bambina, ero terrorizzata, mi hanno circondata”. In occasione del confronto organizzato dai Carabinieri, li ha riconosciuti senza esitazione. Le prime parole pronunciate da uno degli africani sono state: “Dai, dammi un bacio, non avere paura”. E poi l’ha trascinata in bagno. La tredicenne racconta ancora: “Non riuscivo a urlare, balbettando gli chiedevo di smetterla, faceva male”. Gli abusi sono proseguiti, almeno per trenta minuti. E’ intervenuto il secondo violentatore: “Lo voglio anche io”.

Nel frattempo gli altri, minacciando “ti spacchiamo il culo”, hanno bloccato il fidanzato, che racconta: “Ridevano, mi prendevano in giro e sentivo la mia ragazza dire basta, basta”. La ragazzina è riuscita a svincolarsi dal secondo violentatore: “L’ho spinto, ho aperto la porta, ho preso il mio ragazzo e siamo scappati verso l’uscita principale”. E il fidanzato aggiunge: “Uno dei due violentatori ci ha mostrato un video, filmato pochi istanti prima con il suo iPhone. Lei ha detto che il video se lo potevano tenere, ma dovevano lasciarci andare, io invece gli ho chiesto di cancellarlo, mi ha risposto che ero pazzo e poteva ammazzarmi”.

Lo smartphone è stato sequestrato. Agli atti dell’inchiesta vi sono i video delle telecamere di sorveglianza nella zona, i reperti biologici prelevati sul luogo della violenza e addosso alla ragazza, che sono stati determinanti, e le celle agganciate dai telefoni cellulari dei sette immigrati. Uno di loro ha confessato e fornito indicazioni utili per identificare gli altri sei complici.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment