L’omicidio del padre e del nonno: a processo figlie e nipoti

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Il Tribunale di Agrigento ha rinviato a giudizio due figlie e nipoti di Gaetano e Salvatore La Placa, uccisi nel ’92 a San Biagio Platani. I dettagli sul capo d’imputazione.

Figlie del padre e nipoti del nonno saranno processate al palazzo di giustizia ad Agrigento, perché ad un amico di famiglia, con il consenso della madre nel frattempo deceduta, avrebbero commissionato l’omicidio del padre. E il nonno fu anche lui vittima dell’agguato. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, condividendo le istanze del pubblico ministero, Maria Cifalinò, ha rinviato a giudizio tre imputati nell’ambito dell’inchiesta sul duplice omicidio di Salvatore e Gaetano La Placa, padre e figlio, uccisi il 14 ottobre del ’92 nelle campagne di San Biagio Platani. Il reato di concorso in omicidio si contesta a Luigi Costanza, 77 anni, residente a Comitini, a Carmela La Placa, 56 anni, residente a Santo Stefano di Quisquina, e a Rosalba La Placa, 67 anni, residente a San Biagio Platani.

Carmela e Rosalba La Placa, figlie di Gaetano e nipoti di Salvatore, sarebbero state le mandanti del duplice omicidio. Luigi Costanza, all’epoca venditore ambulante d’abbigliamento, sarebbe l’esecutore materiale. Carmela e Rosalba La Placa avrebbero coltivato l’intenzione di uccidere il padre Gaetano a fronte di contrasti familiari degenerati con l’allontanamento dall’abitazione del marito di una delle figlie, quindi il genero del padre. L’omicidio sarebbe stato commissionato a Luigi Costanza, pagandolo 50 milioni di lire ricavati dalla riscossione di buoni fruttiferi intestati alla vittima, e poi con una Jeep e dei cani da caccia. All’alba del 14 ottobre 1992, Costanza sarebbe stato avvertito dalle due donne che Gaetano La Placa era diretto verso contrada Mandralia dove aveva un appezzamento di terreno. Luigi Costanza, appostato sul ciglio della strada, avrebbe sorpreso Gaetano e il padre Salvatore su una Fiat 127, e gli avrebbe sparato a distanza ravvicinata con diversi colpi d’arma da fuoco, verosimilmente un fucile semiautomatico calibro 12. Prima udienza il 26 novembre innanzi alla Corte d’Assise di Agrigento.

Ai tre è contestato l’omicidio aggravato dalla premeditazione e, solo alle due donne, anche l’aggravante di avere agito contro un ascendente. Due familiari delle vittime, una zia e una sorella delle imputate, si sono costituite parte civile. Ed è stato un parente dei La Placa, non rassegnatosi al protrarsi del mistero, a indagare nel corso degli anni, raccogliendo racconti e testimonianze, ricostruendo un tassello dopo l’altro il mosaico di quanto accaduto.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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