Figlio amato di questa Italia, Enrico Olivanti vive e lavora ormai da diversi anni in Germania, dove la sua arte è stata ospitata e dove lui stesso ha trovato un luogo che potesse accogliere non solo il suo talento indiscusso ma anche il suo modo unico di fare musica.
Un tutt\’uno con la sua chitarra, che utilizza per creare musica, dando vita ad innumerevoli progetti artistici che nel corso del tempo gli hanno permesso di avere un suo tratto distintivo, in un mondo di musica spesso tutta uguale. Enrico Olivanti non è uguale a nessun altro, è un \”pezzo unico\” come il suo nuovo album \”Love letters beneath the doric tomb\”, scritto e realizzato in un periodo in cui era tutto fermo, immobile.
Ma i periodi di stasi possono essere per gli artisti proficui tanto quanto i periodi pieni di stimoli, ed è così che uno degli artisti più eclettici e più raffinati del panorama jazzistico e non, ha realizzato uno dei lavori più suggestivi che si possano trovare in questo periodo in circolazione.
Un disco, questo, uscito lo scorso 22 ottobre, che si può ascoltare su tutte le piattaforme digitali e che si trova in versione fisica anche in tutti gli store di musica, e che è stato scritto durante la pandemia. Un disco \”letteralmente\” ricamato intorno alle sensazioni vissute e sulle mancanze alle quali si è stati costretti ad abituarsi.
I gesti ripetuti, una finta normalità, la morte all’improvviso, una ciclicità di intenti, la paura.
Così nasce il disco, che prende in prestito le emozioni e le sensazioni provate e si trasforma in una esperienza sensoriale pazzesca.
Una suggestione che ti rapisce, che ti ipnotizza e ti conduce dentro un mondo fatto di suoni che non sono a caso, come non sono a caso i titoli del brani. In ognuno di essi si ritrova una parte sé, di ciò che è stato, di ciò che si è perduto. Ma anche la speranza che ci attendeva \”oltre la curva\”, attraverso \”lo sguardo introverso\” di chi c\’era anche dentro una lettera d\’amore, quando con impazienza si godeva dell\’incanto di parole attese, provando una immensa gratitudine verso un dono che non solo potesse rendere più dolce un sacrificio, ma che alla fine risultava essere una vera e propria benedizione.
Ho trovato questa idea geniale, ricercata, originale che segue questa nuova necessità di scavare nel mondo della musica che ricerca suoni e da loro un senso. E in questo Enrico Olivanti è un vero mestro. Questo disco è una dimensione che ricorda una sorta di rito meditativo, e in alcuni pezzi la chitarra ti conduce, ti tiene per mano mentre si attraversano atmosfere ancestrali.
Un disco che a tratti ti scuote e a tratti ti ipnotizza e tu che ascolti devi per forza assecondare le note e i suoni. Devi \”sentire\” e goderne.
Voci, suoni, sensazioni, un mix incredibile, che esce dal range canonico di fare musica e consegna una dimensione che incanta.
Alcune note che a loop fanno da tappeto sono come un gancio, che ti tiene saldo, mentre ti lasci andare al richiamo del tema di alcuni pezzi.
È un disco con un carattere, e con delle caratteristiche affascinanti; il linguaggio della chitarra è il mezzo per comprendere.
I suoni orientali rivelano il senso di tutto, e nel finale la risoluzione, la rivincita, la rinascita dopo il sacrificio.
E come sempre quando si ascolta un disco e se ne cerca un senso, proprio dentro una sensazione provata, ci si affeziona ad un brano in particolare. Anche questa volta mi è successo; il brano che più ho amato dell\’album è \”Abbraccio\”, nel quale Enrico Olivanti allunga le sue mani che oltre le corde, che vibrano e suonano sotto il suo tocco, avvolgono l\’ascoltatore. È un pezzo puro, nel quale la musica scritta è piena di armonia, di spazi nei quali nascondersi per sentirsi al sicuro.
\”Love letters beneath the doric tomb\” è un disco per ricordare, amare, sentirsi grati.
Un disco per immergersi in una dimensione altra, accogliente e appagante.
Ed Enrico Olivanti non è solo un virtuoso della chitarra, ma è colui che è capace di trasformare una indiscussa abilità tecnica in finezza e raffinatezza. L\’opera è stata interamente composta, realizzata e prodotta da Enrico Olivanti che ha suonato chitarre elettriche, classiche, slide, bouzouki, sintetizzatori, piano, percussioni, campane tibetane oltre alla sua voce.
In attesa che Enrico Olivanti arrivi in Italia con i suoi concerti, potete godere del suo album e di un assaggio nel video qui sotto