Quello che sta avvenendo con Agrigento Capitale della Cultura è paradossale, una compulsione alla notizia che somiglia più a una catena di montaggio che a un servizio d’informazione. Ogni giorno, a tutte le ore, da qualunque testata e programma televisivo, questo bombardamento ha una tenacia che somiglia all’accerchiamento.
Si, ci sono momenti davvero dove mi sento accerchiato, minacciato, deriso, umiliato, offeso. Se fosse una cosa sporadica si leggerebbero le notizie e i contenuti, ma ormai è una costante in cui i singoli fatti non esistono più. Oggi l’obiettivo di alcuni scalmanati, detrattori, odiatori sociali, falliti e qualche fango incravattato è solo quello di delegittimare Agrigento attraverso uno schema d’azione che si realizza con misteriosi mandanti e con agenti provocatori, e con gli infiltrati naturali che si trovano tra gli agrigentini che provano la gioia folle di vedere la loro città schiacciata sotto il terrore degli articoli di giornale, di una tv, di un semplice blog. Giuro (ne ho parlato con alcuni medici) godono di più di un rapporto sessuale. Del resto, mi è stato spiegato, che questa gente ha gravi e seri problemi psicologici.
E poi quel Savonarola, uno dei pluripregiudicati più infimi della città, che impartisce lezioni di moralità…
E’ una guerra senza armi, fatta di parole e di opinioni, in cui tutti si riscoprono coscienze civili, moralisti dell’ultima ora, veggenti del disastro. Sono i nuovi sciacalli della città, quelli che aspettano che tutto crolli per potere rubare fra le macerie, per una conquista che toglie dignità alla città in cui sono nati, cresciuti, pasciuti e molti arricchiti. Pensare a un 2025 in queste condizioni di disprezzo generale è insostenibile, e a farne le spese saranno gli stessi cittadini che senza dirlo gioiscono di questo carnevale di insulti su Agrigento, e non si potrà avere un giorno tranquillo perché tutto sarà opera di nemici che fanno guerra al giusto.
Ci vogliono far pagare la conquista del titolo di Capitale della Cultura come una vergogna, una tragedia e come un premio che la città non doveva meritare. C’è un condizionamento psicologico in atto che porta danno e che mette i legittimi sostenitori di Agrigento nella posizione di doversi vergognare di loro stessi; si, vergognarsi quasi di essere agrigentini! Gli agrigentini di quella Capitale della Cultura che va a rotoli, che è uno scatafascio, un orrore.
I colonizzatori delle parole non sono quelli che ci rimproverano le mancanze ataviche della città, ma quelli che sul giudizio di queste mancanze proveranno ancora di più a seppellire il Sud, la Sicilia, Agrigento, gli agrigentini nell’immondezzaio della storia. E non ci salverà nessuno se non ci salviamo noi stessi, se non raccontiamo chi siamo, o finiremo per avere paura pure di dire che Empedocle e Pirandello sono agrigentini e hanno avuto questa colpa.
A Pesaro, a Matera, a Bergamo, chi legge non si stupisce degli articoli, ma si stupisce di noi, che ci crediamo vittime quando, in realtà, siamo solo i carnefici. Carnefici che godono quasi con orgasmi veri e propri, forse anche più stimolanti di uno straordinario rapporto sessuale.
Amen.