Confisca di beni per 65 milioni di euro a tre fratelli costruttori presunti contigui ai Rinzivillo. Condanne definitive anche per tre agrigentini legati allo stesso clan.
La Procura antimafia di Caltanissetta ha proposto e scatenato una maxi confisca di beni. Il provvedimento è stato condiviso e firmato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale nisseno. E la Guardia di Finanza e la Direzione investigativa antimafia hanno martellato i sigilli definitivi a 9 società di costruzioni, 186 fabbricati, 31 terreni e 23 rapporti bancari e finanziari. Bersaglio della batosta patrimoniale sono stati i costruttori Luca: Salvatore, Rocco e Francesco, imprenditori di Gela noti nel settore immobiliare e, soprattutto, del commercio di automobili, anche di lusso. I tre Luca sono attualmente imputati in un processo penale per concorso esterno in associazione mafiosa, e sono ritenuti soggetti di qualificata pericolosità sociale allorchè sarebbero contigui e complici con Cosa Nostra e, in particolare, con esponenti della storica famiglia mafiosa dei “Rinzivillo”. Dalle indagini è emerso il presunto reinvestimento da parte degli indagati di ingenti capitali di provenienza illecita in numerose società, formalmente intestate ai familiari dei Luca, attive nell’edilizia e nella rivendita di auto. Il valore della confisca, che segue il sequestro degli stessi beni risalente al febbraio del 2021, ammonta a circa 65 milioni di euro. Salvatore, Rocco e Francesco Luca sono stati inquisiti e arrestati nell’ambito dell’inchiesta antimafia intitolata “Camaleonte”, e tra le contestazioni di reato si legge: “Pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato ‘Cosa Nostra’ operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)”. Più nel dettaglio sono stati confiscati: l’intero compendio aziendale nonché il capitale sociale di 9 società, 31 terreni a Gela, 186 fabbricati a Gela, Marina di Ragusa e Vittoria, e 23 tra rapporti bancari, finanziari e polizze assicurative.
Nel frattempo anche la cellula agrigentina dei “Rinzivillo”, operante in particolare in Germania, ha subito una condanna definitiva in Cassazione nell’ambito dell’inchiesta antimafia intitolata “Cleandro”, ruotante intorno ad un fiorente traffico di droga pilotato dal clan gelese. Ecco i dettagli: 20 anni di reclusione sono stati inflitti al boss Salvatore Rinzivillo, 63 anni, poi 18 anni al suo luogotenente, Ivano Martorana, e 11 anni a Paolo Rosa. Poi i tre agrigentini condannati sono: Nicola Gueli, 41 anni, e Salvatore Gueli, 48 anni, a 9 anni di carcere ciascuno e per i quali è stata esclusa la contestazione di associazione mafiosa. E Mario Cassaro, 53 anni, originario di Ravanusa, che sconterà 4 anni di prigione. E’ stato già trasferito dai Carabinieri al “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)