Nel trentesimo anniversario della strage di Capaci, Maria Falcone è stata ospite di “Facciamo finta che”, il programma di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri in onda su R101.
Questi alcuni passaggi del suo intervento:”
“Quando vedo lei, dottor Costanzo, io non posso fare a meno di pensare a Giovanni, a quella tremenda trasmissione nella quale fu attaccato come sempre e messo all’angolo. L’attentato che hanno fatto a lei l’anno successivo derivava proprio dal suo impegno insieme a Giovanni. Io dico sempre che gli attentati del ‘93, che molti non ricordano, sono la dimostrazione di quanto la mafia o chi ci stava dietro voleva andare avanti, tanto è vero che gli attentati non possono essere solo di mafia, furono attentati ben calibrati quello ai Georgofili alla cultura, quello a Milano dove si stavano celebrando i processi di Mani Pulite, e poi quello a lei, all’informazione, perché l’informazione doveva tacere, era fastidiosa, creava attenzione, attirava dissenso”.
Costanzo: “I magistrati a Firenze mi informarono che la sentenza di morte a me fu emessa da Totò Riina che disse ‘Questo Costanzo mi ha rotto i coglioni’, chiedo scusa per la parola”.
Carlotta Quadri: “Maria Falcone si riferiva a quella puntata del Costanzo Show che abbiamo commentato anche con Roberto Saviano, quella in cui c’erano anche amici di suo fratello, come Galasso, che dicevano ‘Non mi piace che tu stia nel palazzo’”.
Maria Falcone: “No, non avevano capito niente”
Carlotta Quadri: “Perché anche gli amici non avevano capito e l’hanno isolato”.
Maria Falcone: “Ma io non li posso definire nemmeno amici, perché se fossero stati amici avrebbero capito che Giovanni era andato via da Palermo per far sì di garantire l’istituzione magistratura. Prima di partire mi disse che per restare avrebbe dovuto iniziare una lotta accesa con Giammanco eccetera e si sarebbe detto Palermo il palazzo dei veleni, e lui non voleva creare questo dissenso, questo mettere in dubbio l’istituzione magistratura”.
A proposito del suo libro “L’eredità di un giudice” scritto con Lara Sirignano (Mondadori), Maria Falcone ha raccontato: “Io il libro l’ho dovuto fare, ma il libro bello che dobbiamo sempre ricordare è il libro di Giovanni ‘Cose di Cosa nostra’ che pensate Giovanni ha dovuto pubblicare in Francia per evitare che qua in Italia si dicesse che Falcone faceva anche lo scrittore.
Gli italiani hanno poca voglia a volte di parlare di cose serie, ma la mafia è una cosa seria, è una cosa che riguarda non la Sicilia, non il Meridione d’Italia, riguarda tutta l’Italia.
Se non ne parliamo, se pensiamo di avere vinto ci ritroveremo tra anni in una situazione ancora peggiore, ecco perché vado nelle scuole.
Costanzo: “Mai supporre di vincere con la criminalità organizzata”.
Maria Falcone: “La criminalità organizzata cambia si trasforma e si adatta alle nuove situazioni cercando sempre di fare grandi guadagni e quello che mi preoccupa in questo periodo post virus, e speriamo post guerra, è che questa nuova ondata di finanziamenti che arriveranno al Sud andare a finire nelle mani della mafia. Questo dobbiamo sorvegliare”.
A proposito dell’isolamento di Falcone, “Giovanni non si è mai lamentato di niente; noi siamo stati abituati in famiglia che mai dovevamo lamentarci di qualcosa. La mamma diceva a Giovanni quando era piccolo ‘tu sei uomo e gli uomini non piangono’.
Costanzo: “Le voglio raccontare una cosa, prima delle trasmissioni che abbiamo fatto (insieme) in camerino scherzavamo”
Carlotta Quadri: “Costanzo lo dice sempre che Suo fratello era molto simpatico”
Maria Falcone: Giovanni aveva una grandissima ironia, noi dicevamo che aveva un’ironia demenziale, un’ironia all’inglese”.
“Giovanni nemmeno quando ebbe l’attentato all’Addaura ha piagnucolato; ha detto soltanto ‘Dietro a quell’attentato ci sono delle menti eccellenti, questo per dire che non c’era solo mafia”.