L’Italia è uno tra i Paesi dell’Eurozona con i prezzi dei carburanti per autotrazione tra i più alti in assoluto.
In questo particolare momento di necessario rilancio economico, dopo il periodo di grave crisi dovuta alla pandemia, l’eccessivo costo alla pompa dei carburanti può portare a una significativa criticità, da scongiurare mediante interventi governativi tempestivi ed efficaci.
Il prezzo finale dei carburanti è la somma essenzialmente di tre voci: il Platts (a livello internazionale la domanda e offerta di carburanti si incrociano determinando il valore di ogni prodotto petrolifero sulla piattaforma privata Platts e su questa voce finisce il guadagno delle compagnie petrolifere che si occupano dell’estrazione e della produzione); il margine lordo dell’industria petrolifera (che determina il guadagno della parte incaricata di distribuire e vendere i prodotti); e la tassazione (accise ed IVA).
Mentre sulla prima voce è difficile intervenire in tempi stretti e la seconda voce è una parte decisamente minoritaria del prezzo alla pompa, è opportuno soffermarsi sulla voce tassazione.
La tassazione è composta dalle accise (tasse indirette) e dall’IVA (tassa diretta). Si tratta della parte più cospicua del prezzo che finisce nelle casse pubbliche (a seconda dei prodotti dal 60 al 65% del prezzo alla pompa), e che viene spesso utilizzato per reperire velocemente fondi pubblici.
In pratica nell’accisa sono compresi, fra l’altro, il finanziamento della guerra d’Etiopia degli anni 1935/1936, il finanziamento della crisi di Suez del 1956, la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963, la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966, la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, la ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976, la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980, la missione Onu in Libano, la missione in Bosnia con l’Onu del 1996, il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004, l’acquisto di autobus ecologici nel 2005, la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. E molto altro ancora, anche se, nel 1995, le accise sono state inglobate da un decreto del Governo Dini in un’unica aliquota indifferenziata, senza più riferimenti alle originali motivazioni.
Attualmente le aliquote delle accise sono pari a € 0,72840 al litro per la benzina e € 0,61740 al litro per il gasolio. Valori già di per sé molto alti rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona, ma che concorrono anche a formare l’imponibile IVA.
Praticamente una tassa sulle tasse.
Ciò considerato, Meritocrazia Italia sollecita una utile e immediata risposta da parte del Governo all’impennata dei prezzi che frenano la ripresa. Una soluzione potrebbe essere proprio l’abolizione dell’IVA sulle accise.
Tale manovra, oltre a portare a un ribasso dei prezzi alla pompa pari ad € 0,160 per la benzina e € 0, 136 per il gasolio, cancellerebbe una tassa sulla tassa iniqua e inutilmente vessatoria.