La ricerca del tesoro di Messina Denaro: la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha appena richiesto assistenza giudiziaria a Berna, in Svizzera, sotto forma di una nuova rogatoria.
Secondo una stima del “Sole 24 ore” il patrimonio dei Messina Denaro ammonterebbe a quattro miliardi di euro, ed è probabilmente una cifra approssimativa per difetto e non per eccesso, riferita al patrimonio sequestrato e confiscato a prestanome del boss. E’ indicativo che il boss quando è stato arrestato è stato sorpreso con un orologio al polso da 35.000 euro. In tale “tesoretto” è stato pescato di tutto: la maxi distribuzione commerciale, supermercati, impianti eolici, villaggi turistici, ristorazione, agricoltura, sanità, immobili, opere d’arte trafugate, ville, palazzine e appezzamenti di terreno.
Ad esempio a uno degli imprenditori legati a Messina Denaro sono state confiscate 12 società, 220 fabbricati (palazzine e ville) e 133 appezzamenti di terreno per 60 ettari. E poi un muratore di Castelvetrano, città natale di Messina Denaro, è assurto a capo di una catena di villaggi turistici, e gli sono stati sequestrati beni per 1 miliardo e 500 milioni di euro, tra resort, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società. In un altro caso sono stati 25 i milioni di euro sequestrati a un imprenditore prestanome del superlatitante, che avrebbe ospitato a casa sua: 99 beni immobili, 17 fra trattori e autocarri, 8 automobili fra cui 2 Suv, 86 conti correnti e rapporti bancari, una casa di cura per anziani e 2 società di cui una ha gestito un albergo.
La Procura di Palermo usa il termine “borghesia mafiosa” per indicare la rete di insospettabili e di interessi che si sarebbe stretta intorno a Messina Denaro, e spiega: “C’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Matteo Messina Denaro. E’ un sistema messo su in un clima di pace apparente, affidando a insospettabili compiti e soldi. E così Messina Denaro è riuscito a penetrare nel tessuto economico e sociale, prendendo il controllo dei settori più disparati, da quello edile a quello del turismo, dalla grande distribuzione alimentare alla ristorazione, dalla sanità all’agricoltura, spazzando via ogni tipo di concorrenza. E’ un impero fondato da una parte sui legami familiari, mettendo al comando dell’organizzazione mafiosa i suoi congiunti di sangue.
E dall’altra teste di legno della società civile che operavano nell’economia legale”. E sono state ingenti, nel tempo, anche le somme depositate in conti correnti di Paesi stranieri, compresi ovviamente i paradisi fiscali. Infatti, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha appena richiesto assistenza giudiziaria a Berna, in Svizzera, sotto forma di una nuova rogatoria, nell’ambito della cooperazione internazionale, con scambio di informazioni incluso, al fine di rintracciare il denaro riciclato su incarico del boss. Già nel 2015 si ipotizzarono legami tra Domenico Scimonelli, di Locarno, già condannato per mafia, e Messina Denaro. Proprio nel Canton Ticino Scimonelli avrebbe curato negli anni gli interessi finanziari del capomafia trapanese: movimenti di capitali, conti correnti, ottenimento di carte di credito.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)