Emergono altri particolari sulla latitanza di Matteo Messina Denaro: tra l’altro anche un account su Facebook e su Instagram intestato al dottor Francesco Averna.
Nonostante la morte emergono altri particolari curiosi e di interesse investigativo sulla latitanza trentennale di Matteo Messina Denaro. Ad esempio, tra le persone ascoltate dopo la cattura vi è stato anche il cameriere di una pizzeria che ha ricordato: “Ogni tanto veniva a prendere una margherita e una birra, chi poteva immaginare fosse il superlatitante”.
E poi è stato scoperto che il boss è stato un amante e un frequentatore dei social, con tanti follower, tra Facebook e Instagram. Nel profilo Messina Denaro si è presentato così: “Dottor Francesco Averna, medico chirurgo, laureato all’Università Bocconi di Milano, single”. E come foto ha pubblicato un cagnolino con un fazzoletto al collo. Su Facebook Messina Denaro dottor Averna ha cinque amici: quattro giovani donne, di cui tre di Campobello di Mazara, e poi un negozio di abbigliamento sportivo a Partanna. Su Instagram invece Francesco Averna ha seguito 447 profili, con 63 follower. Matteo Messina Denaro non ha scritto post pubblici, ma ha utilizzato molto la messaggistica privata, soprattutto con tante donne, e alcune le ha incontrate. Già nel 2013 le ricerche del boss si sono concentrate anche su Facebook perché si è sospettato che comunicasse con la sorella Anna Patrizia, anche lei su Facebook con un account intestato ad un’imperatrice romana, Lucilla.
Poco prima di essere arrestata, Anna Patrizia, forse perché avvertita da una ‘soffiata’, cancellò in fretta tutti i messaggi privati e il profilo di Lucilla. La Procura di Palermo telefonò all’Fbi americana, che telefonò a Facebook, e Facebook consegnò gli Ip di alcuni account che dialogavano con “l’imperatrice romana Lucilla”. Forse anche con Francesco Averna. Peraltro, Francesco Averna è stato il nome e il cognome con cui Matteo Messina Denaro si presentò all’appuntamento con un tecnico di lavastoviglie nella sua casa – covo in via San Giovanni a Campobello di Mazara nell’agosto del 2020. E il tecnico ha risposto così alle domande dei Carabinieri: “Fu Andrea Bonafede, l’operaio comunale, a chiamarmi, dicendomi che suo cugino aveva bisogno di una riparazione alla lavastoviglie”.
E al processo a carico di Bonafede, già condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi di reclusione per favoreggiamento, è stata depositata una nota dei Carabinieri del Ros che riferiscono di Francesco Averna (ovvero Messina Denaro) e delle sue trasferte a Palermo con Andrea Bonafede, indicandoli spesso insieme per la spesa in una rinomata gastronomia in via Daita, a ridosso del Teatro Politeama. Per viaggiare sui social si ipotizza che Messina Denaro abbia usato dei telefonini, ma a domanda lui ha risposto: “Io telefonini non ne ho mai avuti, perché sapevo che, appena mi mettevo con la modernità, andavo a sbattere. Poi la nostra generazione non è che aveva il telefonino da giovane, quindi sapevamo come vivere anche senza”. E alla domanda: “Ma quando l’abbiamo arrestata perchè aveva due telefonini?”. E lui ha risposto: “Era solo per necessità, dopo la scoperta del tumore frequentavo ospedali e cliniche e ogni volta mi chiedevano un numero per eventuali comunicazioni”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)