“Non possiamo permettere che anche il canale di Sicilia diventi veicolo di trasmissione e diffusione del Coronavirus. Sarebbe un grave rischio per la salute pubblica delle due piccole comunità delle Pelagie e un colpo di grazia per la già compromessa economia di entrambe le isole”. I vertici provinciali della CNA di Agrigento, facendosi carico del grido d’allarme lanciato dal tessuto socio-produttivo, prende responsabilmente posizione per investire della questione i parlamentari del territorio, sia regionali che nazionali.
“Le traversate della speranza favorite dal bel tempo – sottolineano il presidente Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto – vanno governate con soluzioni adeguate ed appropriate e commisurate all’emergenza che stiamo vivendo. In un contesto, come quello delle Pelagie, dove non ci sono strutture ospedaliere, significherebbe innescare una sorta di bomba sociale nella misura in cui, malauguratamente, si dovessero registrare casi di contagio. E allora – osservano ancora Di Natale e Spoto – condividendo a pieno le richieste che arrivano da Lampedusa e Linosa, che da tempo ormai attenzioniamo e seguiamo grazie ad una proficua attività sinergica con il Consorzio Turistico Balneare Isole Pelagie, lanciamo un accorato appello, a chi ha responsabilità nelle Istituzioni Politiche, affinché si provveda, in relazione al noto fenomeno dell’immigrazione, a collocare una “nave-ospedale” di fronte alle coste di Lampedusa. In questo modo si garantirebbe l’assistenza agli immigrati a bordo, che non vanno certamente abbandonati ma tutelati e curati, e si metterebbero in sicurezza le Pelagie, alle quali vanno offerti strumenti di supporto e anche maggiori misure economiche per la particolare connotazione geografica rispetto alla posizione con la terraferma. Da Lampedusa e Linosa, che fondano la loro economia sul turismo – concludono Di Natale e Spoto – è partita una petizione online che noi, come CNA, sosterremo perché siamo convinti, la realtà è sotto gli occhi di tutti, che aspetto sanitario ed aspetto economico si intreccino inequivocabilmente e quindi è opportuno e doveroso evitare di arrecare ulteriori e potenziali danni rispetto a quelli già generati dagli effetti devastanti legati alle chiusura forzata delle attività e alla limitazione della mobilità delle persone”.