Al processo ordinario in corso a Caltanissetta sul “Sistema Montante” sfilano i testimoni della Procura. E raccontano di minacce, ritorsioni, mazzette e favori.
Nell’ambito del ciclone giudiziario che si è scatenato intorno al cosiddetto “Sistema Montante”, innanzi al Tribunale di Caltanissetta, presieduto dal giudice Francesco D’Arrigo, è in corso il processo ordinario a carico dei 16 imputati, tra cui l’ex presidente del Senato Renato Schifani, il tributarista Angelo Cuva, l’ex direttore dell’Aisi servizi segreti civili Arturo Esposito, e l’ex caporeparto dello stesso Aisi, Andrea Cavacece, che, anziché il giudizio abbreviato come Montante, hanno scelto di essere giudicati in ordinario. Dunque, non si giudica sulla base degli atti giacenti in sede di udienza preliminare, e basta, ma si procede a dibattimento, producendo eventualmente nuovi atti e, soprattutto, ascoltando i testimoni citati dalla parte in causa. E attualmente innanzi alla sezione penale presieduta dal giudice D’Arrigo sfilano i testimoni del pubblico ministero, Stefano Luciani. Maria Lucia Di Buono, per 42 anni responsabile dell’amministrazione di Assindustria, tra l’altro ha dichiarato: “L’atteggiamento di Montante fu che chi non era con lui era contro di lui. Nel 2005 la mia sensazione era che l’ingegnere Pietro Di Vincenzo, già presidente di ConfIndustria, ritenesse Antonello Montante come una persona non all’altezza per quella stessa carica di presidente di ConfIndustria. Infatti Di Vincenzo non lo sostenne, nonostante avesse da Montante ricevuto appoggio. Successivamente l’imprenditore nisseno è stato accusato di essere vicino alla mafia e poi assolto. Tra gli accusatori dell’ingegnere Di Vincenzo c’era pure Montante. A Di Vincenzo (che nel processo è parte civile) fu confiscato il patrimonio valutato in 280 milioni di euro”. E poi, l’avvocato Tullio Giarratana, già direttore di Assindustria, ha raccontato della falsa laurea di Montante. Così: “Avevamo scoperto che pur di andare sui giornali il signor Montante fece scrivere che lui aveva avuto assegnata una laurea honoris causa dalla Sapienza, consegnata a Roma dal presidente Ciampi. E la mattina che abbiamo letto questo articolo siamo rimasti tutti meravigliati. Ricordo che chiamai al telefono il giornalista che aveva scritto l’articolo che mi disse che gli avevano fatto sapere questa notizia. Dopodiché chiamai l’ufficio stampa e chiesi se avevano contezza di questa laurea. Per farla breve vollero un fax dell’articolo. Il presidente della Repubblica, con il prefetto e l’università La Sapienza, fecero poi una lettera di smentita”. E poi, un altro testimone, Michele Tornatore, oggi ristoratore, all’epoca dipendente dell’Htm, società del gruppo Montante, ha raccontato: “Ricordo quando mi sono rifiutato di firmare una liberatoria per fare un nuovo contratto di lavoro. A quel punto Montante non accettò il mio rifiuto e mi disse: ‘Fino a quando io vivrò tu non lavorerai più da nessuna parte. Farò delle lettere circolari a tutte le aziende con cui ho contatti con cattive referenze su di te’. Non andai avanti con azioni legali perché mi dissero che al 50% in tribunale mi si poteva anche non dare ragione. E quindi siccome non me lo potevo permettere ho preferito così”. E poi, lo stesso Tornatore ha ricordato anche un altro episodio: “Arrivammo con la macchina davanti l’ingresso dell’albergo Jolly Hotel di Milano e Antonello Montante mi chiese di dargli una mano per portare su i bagagli. Dissi di chiamare il fattorino visto che la macchina era messa male e lui mi rispose: ‘No, per quello che è contenuto nei bagagli, preferisco che lo faccia tu’. Una volta arrivati in stanza, mentre io posavo gli altri bagagli, lui infilò la sua valigetta sotto il letto. La borsa si aprì ed era piena di mazzette da 100 e 200 euro. Montante notò il mio imbarazzo e mi disse che quelli erano soldi che doveva dare a una persona”. E poi ancora Tornatore ricorda favori promessi da Montante. Così: “Una volta eravamo in macchina e Montante disse al suo interlocutore al telefono: ‘Diamogli un incarico perché comunque è il marito di un magistrato’. Non so chi sia la persona e chi fosse il magistrato”.