Morte e funerale di Silvio Berlusconi: non era meglio starsene in silenzio?

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di Dorotea Rizzo

Milano ha dato ieri   l\’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, morto a 86 anni nella mattinata di lunedì 12 giugno al San Raffaele. I funerali di Stato sono stati celebrati in Duomo. La funzione è stata   officiata dall\’Arcivescovo di Milano, Mario Delphini, con una  cerimoniaa numero chiuso.

Oltre al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno partecipato ai funerali anche molti esponenti della politica   internazionale.

Si è trattato di un funerale degno di un personaggio diventato illustre che, nel bene e nel male, ha segnato un periodo storico importante della nostra repubblica. Qualcuno potrebbe obiettare sul come ma non sul dato oggettivo, sul fatto concreto che il leader di Forza Italia abbia inciso su molti settori, attirando a se giudizi e critiche rappresentando non solo il sistema politico italiano ma anche il costume in maniera determinante. Ora però che il sipario si è chiuso con la morte è ancora necessario e indispensabile continuare sulla scia dei commenti e dei giudizi? Non si rischia così di cadere nel più abietto sciacallaggio? Una carrellata di articoli si sono scatenati un po\’ da tutte le parti dando vita a un teatro osceno, per non parlare dei giudizi espressi sui social con tanto di foto o peggio di vignette di autori abbastanza noti, dediti a una certa satira che ha lasciato sgomenti persino gli antiberlusconiani per la mancanza di scrupoli nei confronti di un uomo ormai defunto …criticato, amato, odiato, ma pur sempre un defunto. A questo punto mi domando se dinnanzi al linciaggio, scatenatosi tra l’altro   a distanza di pochissimo tempo dall’accaduto, non sarebbe stato meglio invece limitarsi a mantenere un rispettoso silenzio.

C’è una locuzione latina,\”De mortuis nihil nisi bonum dicendum est\”, proveniente da \”Vita e opinioni di filosofi eminenti\” di Diogene Laerzio attribuita a Chilone, che  tradotta significa:  \”dei morti niente si dice se non il bene\”, nel senso che la pietra tombale chiude tutte le polemiche e le dicerie nei confronti della persona morta , in nome  di quella  pietas tanto cara nei confronti dei defunti…una virtù, è il caso di dirlo, siamo in tema, ormai sepolta. Se poi ci riesce  proprio difficile usare parole benevoli nei confronti di  un personaggio amato, ma anche tanto  chiacchierato,  che almeno si faccia silenzio, se non altro in nome della stessa  pietas intesa come senso civico, come rispetto umano  che mira sempre alla dignità della persona viva ma anche morta, segno di una civiltà che il nostro paese non può permettersi di smarrire  del tutto , un paese tra l’altro  in cui molti amano definirsi cristiani  postando sui social  foto di santi  a ogni ricorrenza, stralci di omelie del Santo Padre,  articoli dei più importanti quotidiani di ispirazione cattolica . A questo punto c’è da chiedersi se quei disvalori attribuiti al cavaliere sia da vivo che da morto appartengano anche a una   società incapace di zittirsi   persino dinnanzi al trapasso,  al sonno eterno di chicchessia.

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