L’84% dei dipendenti della Regione non è ancora in ufficio. Il presidente Musumeci scrive all’assessore Grasso. La replica dei sindacati: “Prima la sicurezza”.
E’ trascorsa la fase 1, poi la fase 2, adesso la fase 3, ma i dipendenti della Regione Siciliana sono ancora a casa, e lavorano da casa, lo smart working, il “lavoro intelligente”. Intelligente o meno, il presidente della Regione si è accorto che il lockdown si è concluso, che le pratiche giacenti negli uffici della Regione sono tante, e che sarebbe opportuno che i dipendenti rientrassero in ufficio per sbrigarle. E così Nello Musumeci ha scritto all’assessore regionale Bernardette Grasso, e, nero su bianco, le sue parole sono: “Collega di giunta Grasso, la invito ad assumere con estrema urgenza le iniziative necessarie per far tornare in ufficio già dalla prossima settimana almeno il 50 per cento del personale, fermo restando il rispetto delle vigenti prescrizioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del personale”. Almeno il 50 per cento del personale? Sì, infatti, secondo un censimento della stessa Regione, il 19,5 per cento dei dipendenti attualmente è in congedo, in esenzione o a casa con la 104, mentre il 64,5 per cento lavora da casa con il telelavoro, lo smart working, il lavoro intelligente. E Musumeci scrive ancora alla Grasso: “I ritardi nelle pratiche non sono più tollerabili anche in considerazione della grave crisi economica e sociale che in atto colpisce la nostra Regione”. Immediata è stata la replica del sindacati dei lavoratori della Regione. Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto, del sindacato Siad-Cisal, controbattono: “La richiesta di Nello Musumeci è condivisibile solo se prima saranno garantite le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini in tutti gli uffici, da quelli centrali ai più periferici: guanti, mascherine, gel, sanificazioni, barriere, distanze fra postazioni e sistemi di prenotazione per l’utenza, oltre alla pulizia dei sistemi di climatizzazione. E’ bene che il presidente della Regione sappia che il ricorso allo smart working non è stato il capriccio di qualche direttore generale, ma un obbligo imposto dal governo nazionale per preservare la salute di tutti gli italiani nel bel mezzo di una pandemia che ha provocato migliaia di vittime. Il rientro alla normalità è doveroso, ma ancor prima lo sono il rispetto delle regole e la tutela della salute: ci auguriamo che Musumeci abbia la certezza che in tutti gli uffici regionali, dai più grandi ai più piccoli, siano state eseguite le sanificazioni e distribuiti i dispositivi di protezione individuale, perché a noi invece non risulta. Gli assessorati hanno stanze così grandi da accogliere tutti i dipendenti e non solo il 50%?. Le norme nazionali prevedono inoltre garanzie precise per disabili, fasce deboli e genitori. Chiediamo all’assessore Grasso la convocazione di un incontro per studiare un apposito protocollo che garantisca non solo le percentuali, ma anche il rispetto delle leggi di garanzia vigenti”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)