“La ricandidatura solo se concludo il 60% di quanto ho promesso. Il centrodestra unito. Le infrastrutture e un piano straordinario con la regia di Roma”. L’intervento di Musumeci.
Si tratta di dichiarazioni a consuntivo e in prospettiva. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, in prospettiva, si ricandiderà a presidente della Regione? E lui risponde in ragione del consuntivo proiettato in prospettiva. E le sue parole sono: “Non ho la presunzione di dirlo adesso, voglio vedere se in questi tre anni riuscirò a fare almeno il 60% delle cose per le quali ho chiesto e ho ottenuto il consenso dei siciliani nel 2017”. Poi Musumeci rilancia l’utilità e l’indispensabilità della coalizione di centrodestra unita e compatta, proiettandola in prospettiva verso le elezioni Politiche.
E le sue parole sono: “Credo che il candidato premier debba appartenere alla forza politica che si attesta con il maggior numero di consensi. Giorgia Meloni ha tutti i numeri per fare la leader e lo fa già. Lo stesso vale per Salvini e credo che Forza Italia abbia fatto risentire la propria presenza in Calabria, che ha dato respiro e fiducia. Lavorare per competere fra componenti della stessa coalizione non serve. Serve invece allargare il perimetro della coalizione, serve sfondare al centro e parlare all’elettorato deluso dal Movimento 5 Stelle. I moderati del centrodestra devono tornare a essere l’asse portante, perché sono la cerniera con l’elettorato dell’indecisione e dell’astensionismo. Credo sia essenziale parlare al centro, senza dover rinunciare ai valori tipici della destra politica tradizionale. Il centrodestra quando è unito e sa stare in mezzo alla gente vince. Un centrodestra unito è un valore per chi ci crede, mentre per chi non ci crede è un male necessario. Bisogna stare uniti”.
E poi, ancora, sul Movimento 5 Stelle e le aspettative del suo elettorato, Musumeci interviene così: “Il Movimento 5 Stelle non può sostenere all’infinito la tesi della superiorità genetica. Non esiste la superiorità genetica in politica e chi pensa di poterla imbastire alla fine è costretto a dover cedere le armi perché non regge a lungo”.
E poi la grave, perdurante quanto atavica, arretratezza delle infrastrutture, e le parole di Musumeci in prospettiva sono: “La Sicilia in questo momento non ha bisogno di risorse ma ha bisogno di regole che possano accelerare la spesa. Per queste regole servono una deroga e una gestione straordinaria, perché straordinaria è la situazione di difficoltà dell’isola. Chiedo per 5 anni un piano stabilizzante con la regia a Roma, 5 anni di regole straordinarie esattamente come è stato fatto per il ponte Morandi a Genova. Roma non ha mai avuto un serio progetto per il Mezzogiorno e per la Sicilia in modo particolare. Abbiamo avuto denaro a fiumi ma è mancato un progetto. In Sicilia per realizzare un’opera pubblica strategica possono passare anche 15 anni. I lacci della normativa vigente sulle opere pubbliche e sulle gare d’appalto sembrano essere fatti per non accelerare la spesa. In Sicilia non abbiamo bisogno di denaro, paradossalmente, ma abbiamo bisogno di deroghe alle procedure vigenti”.
Infine Nello Musumeci, da ex presidente della Provincia di Catania, boccia ancora una volta l’abolizione delle Province, e le sue parole a consuntivo sono: “Sono convinto di quanto siano importanti le province, che sono un ente intermedio che da 160 anni fa da cerniera tra la polverizzazione municipale da un parte e il centralismo regionale o statale dall’altra. Averle soppresse, decapitate o ridimensionate, senza aver inventato qualcosa che le sostituisse, in Sicilia ha determinato che 17mila chilometri di strade provinciali sono in condizione di abbandono. L’edilizia superiore, che è di competenza provinciale, cade a pezzi. Non è con il ridimensionamento delle Province che si fa la guerra ai costi della politica. Una cosa sono i costi della politica, altra cosa sono i costi della democrazia. Una democrazia costa perché la libertà costa”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)