Nino Costanza Scinta, un servo (politico) nelle grinfie di un cerchio magico dove ognuno dei partecipanti si sparla e si sputacchia lontano dagli occhi del padrone. Ecco Forza Italia ad Agrigento

Condividi

Usato, strausato, giocattolato, pedina, soldato, umiliato, viruperato, offeso. Lo hanno fatto pure piangere.

Questo è stato Nino Costanza Scinta nella diatriba tra Forza (le tragedie) Italia e l’amministrazione comunale guidata da Franco Miccichè all’interno della quale, lo stesso Scinta, ne ha fatto parte prima di essere stato trattato come un rasoio da barba usa e getta. Quelli da due euro, per intenderci.

E lui, Scinta, oggi, in una intervista rilasciata ad un altro giornale, invece di sputacchiare a chi lo ha usato come un misero soldatino pronto ad immolarsi a destra e a manca, quasi, anzi senza quasi, si scaglia con il sindaco Miccichè. Ecco cosa ha dichiarato: ” Ho consapevolezza e condivisione dell’atteggiamento legittimamente critico da parte di Forza Italia verso l’operato del sindaco, soprattutto in riferimento alla insufficienza di rapporti e di raccordi con il gruppo consiliare di Forza Italia. Ritengo che il sindaco Miccichè avrebbe dovuto coinvolgere maggiormente le forze politiche che hanno contribuito alla sua elezione, e che rientrano nell’ambito della maggioranza. Ciò non è avvenuto, e anche per tale ragione ho rassegnato le dimissioni”.

Dinnanzi a dichiarazioni del genere si rimane soltanto basiti. Una dignità politica che oggi viene messa davvero a repentaglio, anche se dichiarazioni del genere lasciano intendere come all’interno di questo pseudo partito (delle tragedie) ad Agrigento vi sia una sorta di macumba che ammalia, umilia e mortifica, tranne quelli che scappano via a gambe levate, chi ne fa parte.

Un partito, quello delle tragedie, dove dalla inchiesta su Girgenti Acque emerge uno spaccato davvero incredibile e vomitevole. Tra di loro, dal capetto ai ruffiani soldatini, si sparlano come pettegoli di altri tempi. Nei prossimi giorni pubblicheremo le intercettazioni da parte delle Forze dell’Ordine che hanno indagato sulla inchiesta “Waterloo” dalle quali si evince inequivocabilmente come tra di loro, prima si baciano e abbracciano nei soliti bar o nel solito hotel (con di mezzo anche scazzottature che il leader non disdegna) e poi subito dopo, quando tutti i soldati scappano via e finiscono di fare gli scendiletto, al telefono inveiscono contro quelli che qualche minuto prima si erano abbracciati e baciati. E sparano a zero contro il leader che, comunque, è a conoscenza di tutto ma che si tiene i soldati, soprattutto se hanno la misera “caratura” di Scinta. Non a caso un politicante piattinante amico di Scinta in Forza Italia, aveva dichiarato nell’ultimo Consiglio comunale che “Scinta non doveva essere santificato perchè santo non era”. Lui solo, Scinta, non si è accorto di quale mantello impervio è stato avvolto. Ma se lui è contento, tutti siamo contenti.

Uno spaccato desolante e avvilente che ha coinvolto anche una persona che noi pensavamo essere seria politicamente. Ce ne eravamo accorti anche dal suo pianto dirotto quando ha presentato le dimissioni a Miccichè. Ed invece, oggi, lui, un tutt’uno con il cognato,  esce fuori con dichiarazioni del genere che fanno davvero accaponare la pelle.

Scinta Antonino ha perso una serissima occasione per stare zitto. Le dichiarazioni rilasciate hanno certamente messo una pietra tombale a quello che, ipoteticamente, poteva essere un suo percorso politico, già annichilito dopo pochi mesi, dai suoi stessi leader.

E lui dorme, beato, e continua ad ossequiare.

Troppo scendiletto, troppo.

N.B. Si spera che le dichiarazioni rese siano sue…

Notizie correlate

Leave a Comment