Omicidio Lupo a Favara, fermo di indiziato di delitto al suocero

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Svolta nelle indagini a seguito dell’omicidio di Salvatore Lupo a Favara. Sottoposto a fermo di indiziato di delitto il suocero, Giuseppe Barba.

Il luogo dell’agguato

Svolta nelle indagini a seguito dell’omicidio dell’imprenditore ed ex presidente del Consiglio comunale di Favara, Salvatore Lupo, 45 anni, assassinato a Favara, in via Quattro Novembre, all’interno di un bar, lo scorso 15 agosto. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto Giuseppe Barba, 66 anni, di Favara, suocero di Salvatore Lupo. Ad eseguire il fermo sono stati i Carabinieri della Tenenza di Favara e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Agrigento capitanati da Marco La Rovere. Il movente del delitto sarebbe legato e pregressi contrasti economici e violenti diverbi insorti dopo la separazione tra Lupo e la moglie, figlia di Giuseppe Barba. Barba è indagato di omicidio aggravato perché lo avrebbe commesso per motivi abietti e futili, e dalla premeditazione, e per illegale detenzione e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 38. Più nel dettaglio, dalle indagini dei Carabinieri della Tenenza di Favara e della Compagnia di Agrigento, coordinate dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Paola Vetro e Chiara Bisso, sarebbe emerso che Giuseppe Barba sarebbe stato a bordo di un’automobile nella zona del delitto e durante le ore in cui è avvenuto. Peraltro l’automobile sarebbe visibile nei pressi del luogo nelle immagini registrate da telecamere di video-sorveglianza. E poi rilevanti tracce di polvere da sparo sono state trovate sulla stessa automobile. Salvatore Lupo sarebbe stato seguito e pedinato fino al bar, dove si è recato per comprare delle vaschette di gelato, e nel locale è stato ucciso con tre colpi di pistola, alla guancia destra, alla spalla destra e a sinistra della testa. Inoltre, il pericolo di fuga ha giustificato il fermo di indiziato di delitto, che è applicato quando ricorrono i requisiti del pericolo di fuga, o di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove. In tal caso, la Procura di Agrigento ha ritenuto che Giuseppe Barba, essendo a conoscenza di essere indagato, avrebbe potuto fuggire all’estero.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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