L’omicidio del commerciante di automobili Francesco Simone a Favara: il Tribunale di Agrigento dispone il giudizio immediato per Stefano Nobile.
Sarà processato scavalcando il filtro dell’udienza preliminare: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha disposto il giudizio immediato a carico di Stefano Nobile, 58 anni, di Favara, arrestato dai Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento lo scorso 19 maggio perché ritenuto responsabile dell’omicidio del commerciante di automobili Francesco Simone, 69 anni, di Favara, ucciso in contrada Crocca il 7 dicembre del 2023, bersaglio di pistolettate innanzi alla sua abitazione in campagna.
Stefano Nobile è un vicino di casa di Simone, che non risiede stabilmente a Favara, e che avrebbe sparato al culmine di banali contrasti di vicinato. Dall’autopsia disposta dalla Procura di Agrigento ed eseguita dal medico legale, Alberto Alongi, è emerso, anche con l’ausilio di una tac, che Simone è stato ucciso da tre colpi di pistola, esplosi a distanza ravvicinata, sparati prima all’addome e poi alla testa. L’esito della perizia è stato consegnato al sostituto procuratore Maria Barbara Cifalinò, titolare dell’inchiesta.
A Favara in contrada Poggio Muto, nella zona conosciuta come “Crocca”, vi sono tante residenze estive dei favaresi, dove amano ritagliarsi degli orticelli da coltivare: tradizione, che si tramanda, e tanta passione. Anche Francesco Simone, l’assolata mattina della vigilia dell’Immacolata, ha trascorso gli ultimi istanti della sua vita in campagna, nell’orto della sua abitazione di villeggiatura alla “Crocca”, tra ulivi e mandorli. Colui che lo ha assassinato avrebbe approfittato dell’isolamento della zona tra autunno e inverno, un’occasione propizia per sparare e scappare, senza rischi.
A testimonianza che Francesco Simone sia stato all’opera campagnola vi è stato il suo giubbotto, trovato appeso al ramo di un albero. Stefano Nobile è assistito dall’avvocato Giuseppe Barba. La famiglia Simone si è affidata all’avvocato Angelo Piraino. Vi sarebbe anche un secondo indagato, ma solo per l’ipotesi di reato di false informazioni al pubblico ministero, perché avrebbe tentato di depistare le indagini.